LE FONTANE DI MESSINA
Si trovi il modo di restituirle ai
cittadini
Nino Algeri
I cambiamenti, cui sono sottoposte le opere d’arti, possono
essere di due tipi: atmosferici o politici.
Desidero farvi notare come i cambiamenti politici, più di
quelli atmosferici, abbiano colpito molti beni architettonici della città di
Messina, vedi il degrado che si vede in giro, e si sono accaniti principalmente
su una delle fontane più antiche della città.
Essa dopo quasi tre
secoli si trova sempre nello stesso sito, ma in condizioni molto
differenti.
La fontana di cui desidero parlarvi è <La
fontana del Lauro>.
Nella Rotonda di San Francesco di Paola,anticamente chiamata“Campo del Santo Sepolcro”, perché lì
si trovava sin dal XII secolo, la chiesa
del Santo Sepolcro, retta dai monaci Benedettini di Monreale, era
posta una monumentale fontana come si può vedere dalla foto.
LARGO SAN FRANCESCO -
Antica fontana del Lauro
Sorge il dubbio che la fontana
possa essere la stessa di quella citata da Michelis Platiensis nella «Historia Sicula» con la denominazione di “la funtana di lauru”, a
proposito dello sbarco nella zona di due galee pisane del Conte di Novara, Matteo
Palizzi, che ritornava dall’esilio nel 1348.
Caio Domenico Gallo la data un po’ più
tardi, infatti, ci riferisce di una “concessione che avrebbe fatto il Senato
messinese il 6 Marzo 1514 a Giov. Giacomo di Cutelli di questa contrada per
tarì sei l’anno, per fabbricarvi una fornace e costruire una fonte”.
G. La Farina nella sua opera “Messina
nell’800” riporta
l’iscrizione posta su una lapide datata 1724 “.…..
la quale era in un fonte vicino la Chiesa di S. Francesco di Paola”,
eccola:
D.
O. M.
IMPERANTE CAROLO VI.
VICEREGNANTE COMITE DE PALMA
GUBERNANTE CIVITATEM COMITE DE WALLIS.
P.
P. P.
Vt aCtIonIbVs nostrIs IVste proCeDaMVs
(Se si prendono le lettere maiuscole dell’ultimo rigo e si mettono
in ordine secondo il valore che avevano per i romani dal valore più alto al più
basso abbiamo: MDCCVVVVIIII cioè 1724)
questa lapide era probabilmente
inserita sulla fonte stessa.
Nel 1884 vi furono collocati per ornamento i cosiddetti “Quattro Cavallucci” realizzate
su progetto dell’architetto Gaetano Ungaro, dallo scultore catanese Giovan Battista
Marino nel 1742, che avevano fatto parte delle altrettante fontane site
nell’antica piazza di Santa Maria La Porta (oggi Largo Seguenza), si trattava di puttini cavalcanti
dei cavallucci all’interno di vasche ovali.
In seguito per realizzare il Lungomare, la Fiera e il
serpentone per l’imbarco delle auto sulle navi private, i Cavallucci furono temporaneamente rimossi e depositati nel
recinto dell’ex Gazometro da dove, in seguito, presero il volo per una “destinazione
ignota”.
È impressionante
e fa effettivamente pena vedere una delle più antiche fontane di Messina che
nel passato è stata meravigliosa a osservare, e che ancora esiste sempre nello
stesso posto, ma che, forse per interessi privati, forse perché consumata dal
tempo, forse per l’incuria e il vandalismo di una minoranza di cittadini, è
ridotta, nel massimo degrado, uno scheletrico moncherino ricettacolo di
rifiuti.
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