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Quando mi
hanno chiesto di provare a mettere nero su bianco cosa avesse spinto, ormai
quasi 20 anni fa, Ranieri - e, con lui, quanti
di noi vissero quell'esperienza - a fondare la “Cruna dell’ago”… lo ammetto, ho avuto un tonfo al cuore!
Non solo per l’evidente coinvolgimento emotivo
che essere la sorella di Ranieri mi ha provocato, provoca e provocherà sempre,
ma anche per le emozioni provate nel tornare con la mente alle ragioni che
portarono alla fondazione di quel giornalino di una parrocchia di un piccolo
paese.
Tranquilli, non scadrò nella retorica
dell’esaltazione dell’emozioni vissute…tutt’altro: voglio cogliere questa occasione
per proiettare nel futuro quanto di eccezionale (nel sua semplicità) c’era
nelle motivazioni e nei principi ispiratori di quella esperienza.
E allora, perché “La cruna dell’ago”?
“In quel
tempo – dice il Vangelo di Matteo - Gesù
disse ai suoi discepoli: in verità vi dico, difficilmente un ricco entrerà nel
regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna
di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli”.
Ebbene, chi di noi non si è arrovellato il cervello, almeno una volta,
sull’immagine evangelica del cammello che prova, inutilmente, ad entrare dentro
la cruna di un ago? Che c’entra il cammello, la cruna dell’ago e la ricchezza
con un giornalino di paese? qual è stato il senso della scelta di questo nome
per un giornalino fondato, una tiepida sera di luglio di fine anni ‘90, da un
gruppo di giovani ucriesi con il supporto di un giovane parroco appena
insediatosi nella parrocchia?
C’entra eccome!
Ricordo bene quei giorni. Ricordo, l’armonia,
l’amicizia, la voglia di creare un luogo di
incontro e di confronto con l’obiettivo di riaccendere la voglia di stare
assieme, di essere voce critica e propositiva nel paese, per dare spazio alle
istanze di rinnovamento anche ad Ucria (il nostro “centro del mondo”) ma
cercando, quanto più possibile, di liberare il cuore da tutto quello che
impedisce di comprendere il senso della vita e l’insegnamento delle parole di
Dio.
Ecco spiegato il senso di chiamare questa
esperienza di comunità “La cruna dell’ago”,
volendo con ciò indicare, senza ipocrisia, il valore tendenziale cui ispirarsi
nella quotidianità del confronto! A tal fine, prendo in prestito le parole di
Papa Francesco, un uomo che ha saputo rinvigorire, negli animi di molti di noi,
la fiamma della fede: “Gesù ha più volte
ammonito i ricchi, perché è forte per loro il rischio di riporre la propria
sicurezza nei beni di questo mondo. In un cuore posseduto dalle ricchezze, non
c’è più molto posto per la fede. Se, invece, si lascia a Dio il posto che gli
spetta, cioè il primo, allora il suo amore conduce a condividere anche le
ricchezze, a metterle al servizio di progetti di solidarietà e di sviluppo,
come dimostrano tanti esempi, anche recenti, nella storia della Chiesa. La
strada che Gesù indica può sembrare poco realistica rispetto alla mentalità
comune e ai problemi della vita economica: ma, se ci si pensa bene, ci riporta
alla giusta scala di valori”.
Concludo, ricordando un breve passaggio
dell’articolo di Ranieri con cui raccontava (nel suo, “Cresce assieme per crescere tutti”) il senso di avere fondato
questo giornalino: “il nostro è solo un
input che serve ad innescare un circolo virtuoso di iniziative volte alla
riscoperta dei più profondi valori umani e cristiani ostre pagine sono le vostre pagine anzi sono di tutti”.
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