venerdì 14 ottobre 2016

NONNA - Angela Niosi

NONNA
Angela Niosi
Con gli anni si era accorciata, forse per colpa di quella ondulazione che le era spuntata fra il collo e le scapole.
Carnagione chiara, occhi scuri come il dolore che le tormentava l’anima, labbra sottili che bloccavano la via di fuga alle parole.
Sgranava rosari più di una volta al giorno ricordando nelle preghiere i suoi cari che aveva perduto senza avere avuto neanche il tempo di conoscerli.
Restia a parlare di sé, non capivo se per pudore o per diffidenza, era votata alla rassegnazione e alla malinconia.
Risparmiava su tutto perché aveva patito la fame e conservava sempre qualcosa per l’indomani preoccupata com’era della sopravvivenza e del non si sa mai come va la vita.
Vestiva sempre di nero perché aveva subito molti lutti ma il lutto più grande ce l’aveva nel cuore. Quel cuore incapace di sganciarsi dal dolore, quel cuore tenuto a bada per mostrarsi forte, quel cuore recintato per impedire alla gioia di entrarci.
Difficile era, per lei, lasciare andare le sue mani in un abbraccio o in una carezza e se la chiudevi tu fra le braccia, rimaneva rigida per non sgretolarsi.
Aveva quella saggezza tipica delle donne dei suoi tempi, sapeva fare tutto ciò che era richiesto ad una brava donna di casa ma era dotata anche di una notevole intelligenza, di cui era consapevole, che suscitava ammirazione e rispetto in chi la conosceva.
Era sicura di avere la protezione du Signuruzzu e della Madunnuzza ma sembrava si lasciasse spingere dalla vita… le cose vanno come devono andare, chi nasce sfortunato muore sfortunato… chi poco parlò mai si pentì.
Ed io mi sono pentita di non averla mai capita abbastanza e di essermi sempre staccata troppo presto dagli abbracci che le offrivo e che lei dosava di tempo.

 Ora so che avrei dovuto prorogarli per dare ai suoi sentimenti la possibilità di spezzare le sbarre della prigione in cui erano soffocati. 


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