martedì 15 marzo 2016

CUCUDDRU * Angela Niosi *

CUCUDDRU
* Angela Niosi *



            Non sei come gli altri, no davvero.
            Nel profilo ondulato e regolare dei monti, tu ti innalzi con superbia quasi umana.
            Lo capisco dalla tua posa, sdraiato come una donna annoiata ma viva.
            Dove guardi? Cosa vedi tu che io non oso vedere?
            Non hai occhi, o forse sì, e quel tuo naso con ciuffetti pelosi sembra quasi sul punto di starnutire ginestre.
            Sei calvo, solo screpolature di pietre e qualche macchia di verde senza un ordine preciso.
            E un lungo prolungamento all’indietro, di cui non si distingue la fine.
            Non ricordo quando è stata la prima volta che ti ho visto, ricordo però che mi hai incuriosita fin da piccola quando, guardandoti con occhi sognanti, immaginavo ardite scalate sulla tua groppa per accarezzarti la testa da sfinge. 
            Avrei voluto che ti girassi qualche volta verso di me ma tu non mi hai mai guardato.
            Eri tu che annunciavi il freddo e l’arrivo della neve perché eri il primo a catturarla, tu così vicino al cielo che ci potevi anche parlare e, se non avevi voglia di mostrarti, ti nascondevi dentro una nuvola che era lì solo per te.
            Io rimanevo male se non ti vedevo, mi dicevo è scomparso, forse è arrabbiato ma poi riapparivi e gli altri monti ti si sottomettevano; per un po’ avevano avuto l’illusione che tu fossi uguale a loro, della loro stessa statura perché così sembravi quando ti avvolgeva la nuvola.
            Ma quando lei aveva finito di consolarti, tornavi, protagonista di sempre.
            Magico era, per me, il modo in cui cambiavi forma guardandoti da altri punti di vista e mi chiedevo in quale punto esatto avvenisse la tua metamorfosi.
            Non mi sono mai avvicinata troppo a te, ho sempre preferito guardarti da lontano per paura di rompere un incantesimo ma, da grande, ho capito che sei stato messo lì a guardia della vallata. 
Qualcosa ci unisce, monte Cucuddru … forse il fatto che entrambi vorremmo essere più vicini al cielo.








Disegno di Greta Barone
           

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