giovedì 14 gennaio 2016

Disegno Realizzato da Greta Barone - Artista Emergente -Figlia di Ucria



Disegno Realizzato da Greta Barone  -  Artista Emergente -Figlia di Ucria

Gli Articoli di questo numero - Gennaio 2016

PIANGE NEL MIO CUORE * Ranieri Nicolai *

PIANGE NEL MIO CUORE
* Ranieri Nicolai *

Piange nel mio cuore
Come piove sulla città
qual è quel languore (noia mortale)
che penetra il mio cuore!
O dolce rumore della pioggia
in (PER) terra e sui tetti!
Per un cuore che si annoia
o il mio canto della pioggia.
Piange senza motivo (RAGIONE)
in quel cuore che si scoraggiava?
Che cosa? (COME) nessun tradimento?
Quel lutto è senza motivo.
“E bene la sfoggiare” pena (male)
di non sapere il perché
Senza amore e senza odio

il mio cuor là tanto dolor (SOFFERENZA).

" IO PITTORE " * Pino Coletta *

" IO PITTORE "

* Pino Coletta *

Questo piano visto dalla soffitta.
Attraverso i giardini di spine
dai rami piccoli e dagli alberi grandi.
Guardo la neve e l'acqua,
cosparsa appena.
E invece in fondo alla nuvola
ha ghermito il vento
e l'ha chiuso nel suo grembo.
Io pittore sono già' morto.
Ghiacciato come la lamiera
rotolata sulla neve,
ho dato l'anima a Dio.

PROGETTO ZYZ - Salvatore Lo Presti -

Progetto Zyz
- Salvatore Lo Presti -

Nei giorni prima del mio rientro a casa in occasione delle  vacanze per le feste natalizie, a Palermo ho avuto l’occasione di partecipare a diverse attività. Una di queste mi sento di sponsorizzarla, sperando che possa essere per qualcuno un buon esempio da seguire, per migliorare il contesto cittadino in cui ognuno di noi abita, perché, per prendere spunto dalla frase di Ranieri Nicolai, “Ucria è nostra, non rendiamoci complici di un suo ulteriore degrado”, frase che ognuno di noi può, e dovrebbe, fare sua, ovviamente cogliendo il significato che la frase emana, perché se Ucria era nel cuore di Ranieri, ognuno di noi dovrebbe tenere nel cuore il luogo che lo fa, e/o lo ha fatto crescere, cercando non solo di fermare il degrado in esso presente, ma, se possibile di dare una svolta per cercare di riportare un po’ di luce in luoghi dove oggi dominano le ombre.
L’attività che mi sento di sponsorizzare è la riapertura della “Chiesa di S. Maria degli Agonizzanti”.
La riapertura di questa chiesa è stata possibile grazie all’operato dei componenti del “Progetto Zyz”. Questo progetto è stato lanciato dall’Associazione Culturale “La Carovana degli Artisti” e vuole avere come obbiettivo/ambizione, la riqualificazione e la fruizione dei beni monumentali nascosti e/o abbandonati della città di Palermo (che per chi la conosce un minimo sa che sono tantissimi).
Per questo progetto è stata scelta la parola “Zyz” che in Fenicio significa “Fiore” o “Splendente”, perché è questo lo scopo del progetto, “far risplendere” i tesori nascosti di Palermo.
La Chiesa, prospetta su via Giovanni da Procida che, prima degli sconvolgimenti provocati dal taglio di via Roma, proseguiva in via Grande Lattarini formando con la discesa dei giudici (allora unico asse viario) uno croce di strade, risalente al 1508, con funzione di collegamento fra il Palazzo Pretorio e la Vicaria.
Quindi, la collocazione della Chiesa coincise con la sua funzione storica, perché i confrati della omonima Compagnia che in essa ebbe sede, assolvevano al triste compito di assistere spiritualmente i condannati a morte con digiuni e preghiere nei tre giorni precedenti l’esecuzione. La tradizione racconta che nel 1616 alcuni confrati avevano visto un certo Francesco Anello salire sulla forca senza prima essersi pentito delle sue colpe. Per tale motivo le pie pratiche tendevano ad impetrare le conversione del reo, mentre la campana della chiesa, specie nelle ore notturne, ripeteva i suoi lenti e funebri rintocchi tante volte quanti erano i rei da giustiziare. Il momento dell’esecuzione, poi, veniva annunciato attraverso una rete di vendette dislocate lungo tutto il percorso tra la chiesa e il Piano della Marina; allora, un predicatore impartiva la benedizione solenne con il Santissimo ai numerosi fedeli, inginocchiati, che impetravano la salvezza delle anime dei giustiziati.
Dopo essere stata ospitata in un Oratorio della Chiesa di San Girolamo, poi in San Nicolò da Tolentino ed infine in San Vincenzo Ferreri dei “confettieri”, la Confraternità ebbe la sua propria chiesa, costruita nel 1630. Tra il 1778 e il 1784 essa fu rinnovata dalle fondamenta ad opera dell’arch. Antonio Interguglielmi.
La facciata è semplice e severa, secondo schemi compositivi tardo settecenteschi.
Nel corso del rinnovamento effettuato dall’architetto A. Interguglielmi furono distrutte le decorazione in stucco di Procopio e Giacomo Serpotta e alcuni affreschi di Guglielmo Borremans.
L’interno che si può ammirare oggi, è semplice ed è costituito da un’aula terminante in una vasta abside semicircolare: gli  affreschi monocromi raffiguranti storie della SS. Vergine sono opera di Elia Interguglielmi del 1782. All’interno della Chiesa sono presenti tre pale d’altare sulle pareti laterali anche queste ad opera di E. Interguglielmi, ed un SS. Crocifisso ad opera di un intagliatore siciliano ignoto. All’interno della Chiesa sono anche presente 4 statue in stucco raffiguranti S. Girolamo (o Gerolamo, S. Hieronymus), S. Agostino (S. Augustinus), S. Gregorio Magno (S. Gregorius M.) e S. Ambrogio (S. Ambrosius), padri della Chiesa.
Di magnifica fattura è l’altare maggiore, in marmi policromi, in cui si inseriscono rilievi eseguiti da Ignazio Marabitti; al di sopra di esso troneggia il quadro della “Madonna degli Agonizzanti” del XVIII sec. raffigurante un condannato a morte assistito dai confrati che pregano perché la sua anima venga accolta in cielo; in fondo il carcere della Vicaria e la Chiesa di S. Maria di Portosalvo contestualizzano la narrazione e costituiscono documento delle tristi consuetudini del tempo.

Un quadro, che rappresentava l’uso dei “confratelli che si adoperavano per salvare l’anima dei giustiziati, già in sacrestia, oggi si trova al Museo Diocesano.











CONCETTA DE PASQUALE E IL MARE * Achille Baratta *

CONCETTA DE PASQUALE E IL MARE
* Achille Baratta *

La vita è strana! Ma l’arte lo è certamente di più.
Per noi di Ucria, guardare e godere il mare era un pò una promessa, una speranza.
Ogni vallata ha il suo mare ma restava li, era quasi una zona franca. Ora è diventato un tutt’uno fino a non riuscire  a leggere la linea di demarcazione tra l’azzurro del mare e il verde della montagna.
Questo è il tema dominante della mostra al Vittorio Emanuele che ha tenuto una divina pittrice che è moglie di Sergio Bartolomeo e cognata di Alberto, che guardano Ucria dalla vecchia Scolaro.
La mostra è intervenuto il mecenate Antonio Presti che di mare se ne intende, avendo dato vita alla più rivoluzionaria delle iniziative artistiche del dopoguerra in Sicilia, che dalla sua Tusa possa presto coinvolgere anche il villaggio delle Rocce a Taormina dando vita a una parte bellissima della nostra isola che certamente è sottovalutata.

L’esperienza di Librino si fonde insieme al progetto di Concetta De Pasquale in modo naturale, costituendone un’insieme di sviluppo sociale e artistico che è l’unico punto di riferimento per sollevare la nostra economia che resta purtroppo al fondo di ogni graduatoria, ma soprattutto colpisce la disoccupazione giovanile e il nostro stesso futuro.










MAMMUZZA * DOMENICO ORIFICI *


MAMMUZZA
* DOMENICO ORIFICI *

Di nomi mamma ci n’è sulu unu.
puru s’ ‘u so culuri è ‘iancu, niuru o brunu.
Lu so cori è fattu d’amuri,
comu lu vosi lu nostru Signuri.

Di luntanu e vicinuu
pensa ê figghitti sira e matinu.
Li difenni sempri e non li lassa mai
si li vidi natari ammenzu a li vai.

Non t’ ‘u scurdari, amicu mia,
‘u pinseri to mamma l’avi sempri pi tia.
Si sapi chi ‘na cosa ti poti mancari
Si spogghia di tuttu e ti la veni a purtari.

Ti misi ô munnu cu tuttu l’affettu
Ti desi lu latti di lu so pettu,
E mentri ‘u to viaggiu accuminzava,
Puru si n’ ‘a videvi, sempri a latu ti stava.

Chiancia, ridia …
jucava cu tia.
E tu criscevi e ‘nta ‘sta vita trasevi
e idda a latu … non mi ti pirdevi.

Ora chi criscisti chi so’ ‘nsignamenti
Tutti pi tia su’ ‘i so’ sintimenti.
‘A mammuzza, tenitilla cara … amicu miu,
è ‘u donu chiù ranni chi ni desi Diu.

‘Ddu jornu chi si ni vadi pi non turnari,
rigorditillu … sempri a latu a tia vulia stari.



MAMMA
* DOMENICO ORIFICI *

Di nome mamma ce n’è solo uno
Sia che il colore sia bianco, nero o bruno.
Il suo cuore è fatto d’amore
Come lo volle il nostro Signore.

Da lontano e vicino
Pensa ai figli sera e mattino.
Li difende sempre e non li lascia mai
Se li vede nuotare in mezzo ai guai.

Non lo dimenticare, amico mio,
il pensiero di tua mamma è sempre per te.
Se sa che una cosa ti possa mancare
Si spoglia di tutto e te la viene a portare.

Ti mise al mondo con grande affetto
E ti diede il latte del suo petto,
e mentre il tuo viaggio incominciava,
pure se non la vedevi, sempre accanto ti stava

Piangeva, rideva…
Giocava con te
E tu crescevi e in questa vita entravi
E lei accanto che non ti perdessi.

Ora che sei cresciuto con i suoi insegnamenti
Sono tutti per te i suoi sentimenti.
La mamma tienitela cara … amico mio,
è il dono più grande che ci abbia dato Dio

Quel giorno ch se ne va per non tornare,
ricordalo … sempre accanto a te voleva stare.




Nota: questa poesia al concorso “ Giulio Einaudi - Torre d’argento”, giorni fa, è stata scelta per essere inserita in un’antologia.


Angolo della musica PROFUGHI DA UNA TERRA ORMAI LONTANA *Nino Rigoli *

Angolo della musica
PROFUGHI DA UNA TERRA ORMAI LONTANA
*Nino Rigoli *

Una donna a scarica gola suo figlio chiama
Sì... voglio tornare in quel paese dove son nato
Sì... in quella casa dove a sera ti dicevo......
Camminava un uomo che ha visto di tutto passare
La paura negli occhi di un bimbo ė un eclissi lunare
Sì... disposizione perché più non ti vedevo
 Sì... in quella casa dove a sera ti dicevo....
Buona notte amore mio
Rit.
E sopra il cielo c'era Dio, pioggia dall'alto ed il suo pianto
E sopra il cielo c'era Dio, torna ti prego...
Torna ti prego adesso torna!!
Camminavo e pensavo denaro che non può pagare
 La paura negli occhi di un bimbo ė un eclissi lunare
Sì. .. voglio sentire forte al vento la mia libertà
Sì.. in quella casa dove a sera ti dicevo. ..
Buona notte figlio mio
Rit.
E sopra il cielo c'era Dio, pioggia dall'alto ed il suo pianto
 E sopra il cielo c'era Dio, torna ti prego....
Torna ti prego adesso torna!
Camminava un soldato ignaro della sua sorte
Perché se vince o se perde, comunque, ha vinto la morte
Sì. .ch'è tutto un giro di denari tra potenti in libertà
Sì. .non può comprare i sentimenti la tua ricca povertà!
 Basta e pensa un po’ anche a noi!!!
Rap O Dio Ti prego perdona tutti questi potenti
E fà che ascoltino il cuore, e che la guerra è un errore
Che poi la mano vi date, tra salotti e cliché
E basata soldi e soldati, che personalizzati
Non lo sanno: chi è, perché, muori tu come me
Non conosci nemmeno (L'uomo davanti a te) 3v
Rit.
E sopra il cielo c'era Dio, pioggia dall'alto ed è il suo pianto
 E sopra il cielo c'era Dio, torna ti prego
Torna ti prego adesso torna!
E sopra il cielo c'era Di-o-------------

Testo e musica di Nino Rigoli 




A OCCHI CHIUSI * Luigi Nicolai *

A OCCHI CHIUSI
* Luigi Nicolai *

Partire dalla montagna
Percorrendo la via
Per raggiungere la meta
E solo una delle tante viuzze
Per compiere il desiderio.
Almeno una volta nella vita
Vado nel luogo dove tutto ha inizio.
Dopo lunghe peripezie
il luogo desiderato
noto un altro mondo,
il cielo lo ha vegliato
e tanti pensieri vagano nella mente
cospirati dai sogni.
La terra promessa è li.
Il sogno sfoggia dei desideri proposti

“AD OCCHI CHIUSI”.

PENSIERI * FRANCESCA MURABITO *

PENSIERI
* FRANCESCA MURABITO *
L’intelletto è sempre
Messo nel sacco
Dal cuore
******
Voi potete capire
Solo attraverso il dolore
Che nasce una nuova Felicità.
Perché il cammino ha un SENSO.
********
I disagi e le difficoltà  della vita
Non sono intoppi o sfortune:
sono momenti essenziali
al proprio completamento.
Affrontarle con la mentalità giusta
è fondamentale per stare bene con se stessi.




UN MUSEO CITTADINO PER UCRIA *Salvatore Lo Presti *

UN museo cittadino PER ucria
*Salvatore Lo Presti *

Salve lettori, quello che sto per scrivere vuole essere un invito per ognuno di noi, per riflettere meglio su quello che abbiamo nel nostro territorio e che possiamo (e dobbiamo, se vogliamo avere una speranza di un futuro migliore del presente) sfruttare meglio. Ucria generalmente, da chi non è nostro compaesano, è conosciuta (se è conosciuta) per diversi motivi:
-          per i propri prodotti gastronomici tipici, dei quali le nocciole e i funghi sono sicuramente i prodotti principali, che più di tutti ci rendono famosi grazie alla loro genuinità e che potrebbero essere sfruttati meglio (non solo comunque nel nostro territorio, ma anche in quello dei comuni circostanti);
-          per Padre Bernardino d’Ucria, il quale con la creazione, nel 1789, del primo impianto dell’Orto Botanico di Palermo ogni volta che un turista o uno studioso entra all’interno dell’impianto dell’Orto stesso, può (se in possesso di un cervello curioso) porsi la domanda da dove venisse questo frate Francescano;
-          oppure un altro modo in cui il nostro comune viene conosciuto, è come la Città dei Musei. Questa medaglia (perché tale dovrebbe essere, anche se non viene per niente valorizzata) l’abbiamo ricevuta grazie alla volontà di un altro illustre nostro concittadino, ovvero il Prof. Aurelio Rigoli. Infatti lui ha collocato ad Ucria, per mezzo del C.I.E. (Centro Internazionale di Etnostoria) ben 5 musei, che sono collocati, 4 all’interno di una parte degli ambienti dell’ex scuola media, ed uno all’interno della Chiesa del Rosario.
La mia proposta, che vuole essere anche un invito quindi ad un confronto con l’opinione di noi tutti cittadini è quella di istituire un altro museo (e volendo non solo uno, visto che Ucria è ricca di cose nascoste che meriterebbero di essere esposte e mostrate a tutti), e quindi di amplificare ancora di più il concetto di Ucria come città dei musei, che abbia come fine quello di essere un contenitore della storia del nostro paese e che sia al tempo stesso un modo per rendere omaggio ad alcuni dei nostri compaesani che oggi non ci sono più, ma che hanno lasciato un impronta tangibile e profonda nella storia del nostro paese.
Per essere chiaro il museo oltre che contenere la raccolta di informazione sulla storia del nostro paese [oggi assai carente, (esiste praticamente il solo libro di C. Rigoli, ad oggi che tratta dell’argomento) e che quindi dovrebbe avere un imput assai serio per scrivere in maniera più completa la nostra storia, dalla più recente alla più arcaica], dovrebbe contenere (secondo la mia opinione) sale dedicate a personaggi del calibro di Giuseppe Panzalorto (e non solo), che grazie alla sua opera, nonostante non abbia scritto libri, tramite i suoi disegni e i suoi dipinti ci ha lasciato una testimonianza veramente importante di come fosse il nostro paese al suo tempo, e dovremmo essergli tutti grati e riconoscenti per questo.
Il museo potrebbe benissimo trovare sistemazione restaurando e adibendo a tale scopo uno dei palazzi più importanti del nostro centro storico, ovvero il palazzo Drago [da anni al centro di un barbaro progetto che lo vorrebbe vedere raso al suolo per costruirci un “utilissimo” palazzo comunale (si sa ad Ucria c’è né l’esigenza, il personale del comune non sa dove mettersi per svolgere il proprio lavoro)], che attualmente, una parte è utilizzata ed offre i suoi locali come bar (il bar Harmony), funzione che potrebbe continuare a svolgere (magari modificando solo un po’ l’aspetto in base alle indicazioni derivanti dal restauro), ma che al piano superiore è in condizioni di deterioramento. Un restauro del palazzo (come anche del palazzo Baratta ad esso vicino) sarebbe un modo per creare un museo all’interno del museo stesso, infatti il palazzo Drago, seppure all’esterno non dia l’impressione di essere un edificio molto importante, al piano dove secondo me potrebbe collocarsi il museo, è dotato di controsoffitti a volta affrescati, veramente di ottimo livello (per quello che io ho potuto vedere).
Ecco, secondo me istituire il museo cittadino all’interno del palazzo Drago sarebbe un’ottima scelta, un modo per cominciare a cambiare la tendenza ucriese che ci vede distruttori da parecchi decenni della nostra identità cittadina. 





UNA FAMIGLIA DI API * Angelica e Giuseppe Marcantone *


UNA FAMIGLIA DI API
* Angelica e Giuseppe Marcantone *







Una famiglia di api è composta da:
-          Ape Operaia;
-          Guardiana;
-          Pulitrice;
-          Ceraiola.
Nei primi giorni di vita le giovani api producono pappa reale per il nutrimento della Regina e delle larve. In seguito si dedicano all’alveare e alla pulitura di cellette, producono cera atta a costruire il favo dove la regina depone le uova.
Nelle cellette vengono depositate le uova della regina, polline e nettare dei fiori alla quale vengono aggiunte delle secrezioni prodotte dalla bocca delle api, trasformandolo in miele.
La vita di un ape non supera i quaranta giorni quando si è in piena stagione, mentre in inverno può vivere fino a cento giorni. L’ape che svolge una vita più dura è l’ape bottinatrice, che lavorando così duramente, spesso muore in giro magari con il carico di nettare e polline addosso. Spesso la morte di un’ape è causata dalla puntura che essa provoca, in quanto lascia il pungiglione sulla pelle e insieme a esso un pezzo di intestino.
Nell’arco della sua breve vita, un’ape produce in media una quantità di miele pari alla punta di un cucchiaino (circa cinque cellette).
La colonia di un’ape può arrivare fino a novanta mila api.

Spesso qualcuno mi dice: “Le api non ti pungono perché ti conoscono”.. Ebbene, le api pungono anche me e sebbene faccia male, mi dispiace maggiormente non per la puntura ricevuta ma per l’ape che muore.