Carmelina Allia
Mi
piace condividere e consegnare ai giovani qualche episodio del nostro passato
che delle mie amiche: Peppina Galvagno e
Franca Lembo, testimoni oculari, mi hanno raccontato.
I
primi due episodi hanno molto in comune e denotano una mentalità diffusa, ma
nella loro negatività ci parlano del cammino fatto nella società per superare
le differenze di "classe sociale", rafforzando la speranza che le
situazioni nel tempo si evolvono in meglio.
E
perché ho la certezza che, grazie a Dio, indietro non si torna, mi accingo, a
mia volta, a raccontare questi episodi.
Erano gli anni in cui gran parte
della popolazione ucriese, povera e poco istruita, era alla mercé di alcuni
proprietari e dei loro diretti collaboratori, spesso arroganti e prepotenti.
Essendo
i mariti al fronte, alle mogli dei contadini restava il compito di provvedere
alle necessità della famiglia, spesso composta da numerosi figli.
Una
contadina, di nome Concetta, aveva un piccolo appezzamento di terreno
confinante con la proprietà di uno dei " signori" di Ucria, presso
cui lavorava a raccogliere nocciole.
Alla
fine di una giornata di lavoro, la contadina si fermò a prendere un po' di
legna, disseminata nel terreno del "padrone", legna che le sarebbe
servita per accendere il forno per cuocere il pane per i suoi bambini.
Ma il " campiere", accortosi del
fascio di legna che la contadina stava per portare a casa, pretese che il
giorno dopo facesse una giornata di lavoro non retribuita, in compenso della
legna da bruciare. Poi, ancora indignato, rimprovero' la nipote della
contadina, che senza permesso, aveva osato raccogliere un fiore, attirata dal
suo bel colore rosso, raccomandando alla zia di essere più attenta perché il
fatto non si ripetesse mi più.
Anche la signora Martelli Carmela con la
nipotina "Ciccina", si recò in una fredda mattina di gennaio di
circa 80 anni fa, in contrada " Bellino", sperando di trovare un po'
di legna e di minestra "maritata". Avrebbe fatto riscaldare i suoi
che l'aspettavano a casa e dare loro qualcosa di caldo da mangiare.
Aveva
già raccolto qualche rametto di nocciolo secco e un po' di minestra, quando
comparve il campiere, che così apostrofò la poveretta: "Gnura Carmina, pusati i ligna e a minestra
e di cca' vinnati a jiri subbitu".
La
signora Carmela, mortificata e umiliata, anche perché "a picciridda" aveva assistito alla scena, lasciò tutto
e, tenendo la nipotina per mano, scusandosi si allontano in fretta.
Erano proprio duri quei tempi per la povera
gente!
Oggi
atteggiamenti del genere ci sembrano inverosimili, ma furono una triste realtà!
E
ancora un atro episodio che fa riflettere e nella sua crudezza ci fa scorgere
il seme del cambiamento nei rapporti di lavoro.
Era l'ultimo giorno di raccolta delle nocciole
in una proprietà, ad Ucria, verso gli anni 50.
La
"padrona" aveva promesso alle donne "dell'antu", circa 25,
che quel giorno avrebbero fatto" a scialata di mezzogiorno.
In
uno spiazzo fece accendere il fuoco sotto un recipiente di rame stagnato: "u lavizzu", mentre in casa
veniva preparata la salsa con i pomodori dell'orto.
Quando
l'acqua del recipiente bolli', la "padrona" vi svuotò un sacchetto di
pane raffermo, che suo marito aveva riportato da Enna, dove si era fermato
alcuni giorni per motivi di lavoro.
Poi
versò "'nto lavizzu" la salsa già pronta e con un mestolo cominciò a
distribuire quel pane alle lavoranti.
Soltanto
qualche anziana ne mangiò, le altre lo rifiutarono mugugnando e dicendo che non
essendo più bambine non avevano bisogno di "pane cotto".
Era
un bel segnale: cominciava a farsi strada nella povera gente, la coscienza di
essere "persone" e di avere una dignità meritevole di essere
rispettata!
Da
quel tempo, con l'aiuto di Dio, ne abbiamo fatto di strada, ma quanta ancora ce
ne resta da fare?
Forse anche oggi si annidano nel nostro
cuore sentimenti di non accoglienza e di sfruttamento nei riguardi di chi,
rischiando spesso la vita, è costretto a lasciare la propria terra, a causa
della guerra e della fame.
Ma di cuore ci auguriamo
che tutti possiamo crescere ne!!a consapevolezza che in questa avventura che è
la "Vita", bella, anche se, a volte faticosa, siamo compagni di
viaggio e che, insieme, si può andare lontano, raggiungere nuove mete, sognando orizzonti
aperti!
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