ERASMO MAROTTA (1576 – 1641), UN
GESUITA CHE AMÒ LA MUSICA
Eliade Maria Grasso
Erasmo
Marotta nasce a Randazzo nel 1576 da una nobile famiglia originaria di Capua
arrivata in Sicilia sotto gli aragonesi. Già dalla più tenera età mostra un
innato talento musicale e, giunta anche
la vocazione sacerdotale, viene mandato a Roma per completare gli studi e prendere i voti nella
Compagnia del Gesù. Musicista e compositore in un’epoca in cui si va delineando
la forma musicale del mottetto, una composizione polifonica
vocale che dal ‘500 ricalca il modello compositivo di tradizione fiamminga.
Anche Marotta muove i suoi passi di
compositore nell’ambiente musicale del tempo i cui nomi più illustri della scuola italiana sono Orlando
di Lasso, Pierluigi da Palestrina, e i veneziani Andrea e Giovanni Gabrieli. In seguito, in
pieno ‘600, il mottetto, pur conservando il rigore contrappuntistico assume
carattere più libero o, meglio dire, “concertato” in cui, fermo restando la
presenza del testo religioso, la sua esecuzione elude l’esclusiva dell’ambito
liturgico. Marotta, dopo aver accuratamente studiato e applicato il
contrappunto, si libera da ogni rigida costrizione
formale donando alle sue composizioni una maggiore aderenza tra musica e testo
a favore di una maggiore cantabilità.
A Roma Erasmo Marotta era in servizio come musico presso il Cardinal
Mattei a cui dedicò L’Aminta, la sua
prima raccolta di composizioni musicali pubblicata a Venezia nel 1600. Nel 1612
ritorna in Sicilia per essere ammesso al Noviziato Gesuita di Casa Professa. Il
motto Gesuita non cantat non si confà
di certo al nostro Erasmo, la cui attività musicale lo mette in cattiva luce
con gli alti gradi dell’Ordine dei Gesuiti,
tanto che nel 1616 il Padre generale di Roma scrive al Padre Provinciale
di Messina una missiva con la quale lo esorta
a proibire a Padre Marotta di esibirsi durante le feste con musicisti
esterni all’Ordine religioso: <<... mi
dica chi l’ha permesso per farne la debita dimostrazione et Voscenza
Reverendissima da qui avanti non permetta simil cosa>>. La battaglia
musicale di Padre Marotta non si ferma qui, egli riesce a far acquistare alla
Casa Professa un organo stabile, che sostituiva un fatiscente strumentino a
tastiera portatile usato, e anche di rado,
durante le celebrazioni più solenni. Successivamente, nel 1620, viene
trasferito a Mineo per ricoprire la carica di Rettore dove, oltre agli
adempimenti imposti dall’Ordine, continua
ad acquistare strumenti e a finanziare
numerose attività musicali organizzando concerti e messe cantate. Detto così
sembrerebbe che avesse le “mani bucate”
invece era anche un ottimo amministratore e il collegio di Mineo, sotto
la sua guida, conobbe un periodo assai florido. Il Padre Generale, sconfitto
ormai nel tentativo di stroncare le iniziative musicali di Padre Marotta scrive
nel febbraio del 1620 un’altra lettera al Provinciale di Messina in cui
proibiva a Erasmo di esibirsi personalmente ma non proibiva la sua musica:
<<… Mi è stato rappresentato che
l’opere del P. Marotta sono tutte spirituali e che cagionano consolatione e
divotione e però mi è parso bene che si cantino e sonino […] purchè il Padre non canti e non suoni...>>.
La battaglia musicale di Erasmo è vinta! Erasmo Marotta finisce i suoi giorni
terreni a Palermo nel 1641. Siamo certi che in un angolo del Paradiso stia
cantando ancora.
Bibliografia:
Marotta E. Mottetti concertati a 2,3,4,5 voci -1635
a cura di P.E.Carapezza – Collezione Musiche rinascimentali siciliane, Leo
S.Olchki, 1993, Firenze
Gambino T., Amori musicali: l’intrigo Marotta – Una
sfida alla Compagnia di Gesù, Il Pitrè – Quaderni del Museo Etnografico
Siciliano –Trimestrale Anno V n.19 Ott.-Dic.2004, Palermo
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