UCRIA, CHIESA MATRICE ….. COSA NASCONDE
Pippo Lembo
Guardando attentamente la foto riconosco e mi
riconosco. Mio Padre Vincenzo che per mano tiene a se un bimbo, forse in
quell’istante consapevole di essere ritratto. Subito mi vengono in mente e riconosco altre persone,
in ascolto Rosario Pittazzu e guarda verso l’obiettivo un
signore che abitava sotto la chiesa matrice. I carabinieri, tra cui il sig. Trovato,
terrore di noi bambini, imponente nella sua uniforme.
Grazie Ernesto, non finiro’ mai di
esserti grato.
L’altare come allora e’ quello di
San Giuseppe, ricco di fiori e di tanta devozione; la lunga scala in legno, che
imponente rimane sempre appoggiata nello stesso angolo chissa’ da quanti decenni,
spostata solo per manutenzioni particolari. Sotto la scala la Vara dove si colloca
il SS Cristo della Pieta’ per la processione. Questa foto, nella sua
semplicita’ testimonia un’epoca e la partecipazione di una comunita’ alla fede
cristiana. Tutto e’ cambiato nel
frattempo, anche grazie a questo modo post moderno di intendere tutto: le
persone, lo stare insieme, il rispetto e per chi si dichiara cristiano il
rapporto con la Chiesa. E’ immutata, anzi ha un valore sempre piu’ grande “la
bellezza” che questa nostra Chiesa Matrice racchiude, con le opere uniche di
grande valore artistico, ma soprattutto affettivo per noi Ucriesi.
Ed ecco un’altra foto d’epoca, che
grazie a facebook e’ comparsa e proposta alla nostra attenzione. La foto ritrae
nella sua maestosita’ l’Altare Maggiore della nostra Matrice. Non e’ solo il bianco e nero che data questa
foto, penso anni ‘ 50 o ’60 del secolo scorso, bensi’ due particolari importantissimi
oggi non visibili.
- La cancellata in ferro battuto alta
circa 80 cm, collocata per tutta la lunghezza del transetto alla base dei quattro
scalini dell’altare maggiore. Il passaggio era possibile da ante che si
chiudevano su se stesse, come la foto ci fa vedere.
Nei miei ricordi di ragazzo tutto
questo era fantastico, poggiarsi al poggiamano che correva lungo tutta la
lunghezza della balaustra ci permetteva di essere a contatto diretto con cio’
che succedeva dall’altra parte, cioe’ all’altare. Da ricordare che prima della
riforma il celebrante dava le spalle ai fedeli e che la stessa cancellata fu
abolita alla fine degli anni ’60.
– L’abside che sopra il magnifico
altare maggiore, come nella foto si puo’ intuire dai chiaro scuri, conteneva
una tempera policroma che rappresentava un Dio barbuto con le braccia aperte
nel segno di accoglienza. Attualmente guardando l’abside in quella zona dove e’
caduto un po’ di intonaco, si vede del colore azzurrino come parte di un cielo
stellato. Posso dire che da quando ho
visto questa foto e scavando nei miei ricordi lontani ho potuto ricostruire quanto
sopra ho detto e nel confronto con paesani e amici della mia generazione o piu’
grandi di arrivare alla stessa conclusione: c’era una figura di Dio che con la
ristrutturazione degli anni sessanta o settanta del secolo scorso e’ stata
coperta da un’affrettata tinteggiatura o addirittura, speriamo di no, distrutta.
Dolore e amare considerazioni. Parlando con gli amici di quanto sopra ho sempre
riscontrato una grande sensibilita’ verso questo fatto. Ritrovare una
identita’, riportare alla vita cio’ che sembra perduto, dare compimento a cio’
che era e possibilmente ripristinare.
Seguendo il filo dei ricordi ho voluto
approntare un disegno e con acquarelli ho dato colore alla rappresentazione che
ogni volta questo pensiero inebria la mia mente e accende il mio cuore.
L’abside, cosi come io vorrei rappresentarlo, se non fosse possibile
ripristinare quello che sotto la tinteggiatura attuale nasconde.
Grazie a Maria Scalisi per l’invito rivoltomi
a scrivere un articolo per la Cruna dell’Ago e per l’attenzione che voi Lettori
avete voluto dedicare a questo argomento.
Si accettano commenti.
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