LA NEVE SUI NEBRODI - CROCE E DELIZIA
Domenico
Orifici
Già nei
giorni prima che arrivasse la neve, regalo eccezionale della Befana 2017, c’era
tanta attesa dei bianchi fiocchi; tutti a scrutare nei telefonini le
previsioni; mai i media erano stati tanto all’attenzione come nei giorni che precedette la nevicata.
La sera
prima tutti pronti a cogliere i primi fiocchi, ma niente di tutto questo,
nonostante la temperatura si fosse abbassata fino allo zero.
Si andò a
letto delusi. Qualche tuono di tanto in tanto induceva chi ancora era sveglio a
correre al balcone per sincerarsi, ma provava l’ennesima delusione.
Il
risveglio fu salutato dal manto bianco, mentre fiocchi, come leggere piume
spinte dal vento, volteggiavano lentamente e si posavano sulla fredda terra,
colorando di bianco i campi, le strade,
i rossi tetti … Il tutto contrastava con i muri delle case e il paese appariva
come il mondo delle fate.
La
colonnina di mercurio toccava lo zero già nei centri della costa per abbassarsi
gradatamente man mano che si saliva verso le cime dei Nebrodi fino a raggiungere i meno
otto gradi e oltre a Floresta a 1300 m sul livello del mare.
Già alle
prime luci dell’alba il Web si riempiva di foto: alberi coperti di bianca neve,
paesi innevati, strade sommerse, gente
intenta a spalare, ragazzi incappucciati a giocare e a fare pupazzi, persone
uscite dalle case per godersi lo spettacolo di tanto candore che presentava il
mondo in modo diverso del quotidiano, ma noto nel ricordo delle nevicate passate,
anche se nulla si ripete allo stesso modo.
Ma accanto
a questa realtà, ogni volta che nevica, se ne determina un’altra, del tutto
diversa, da cui emerge il problema di miriadi di strade e stradine, scalinate,
viuzze in pendenza, strade principali e secondarie intransitabili; vecchietti
soli, spesso costretti a vivere in tuguri con riscaldamenti insufficienti o,
addirittura, inesistenti a cui si aggiungono gli ammalati e i possibili casi di
malore. C’è, inoltre, chi è costretto a transitare strade impossibili per motivi
inderogabili.
A queste
situazioni spesso non ci pensa chi di dovere costringendo i sindaci,
responsabili della protezione civile, a fare salti mortali per ovviare nel
migliore dei modi gli inconvenienti in cui si sono venuti a trovare.
Lungo la 116, ad ogni evenienza, entrano in
azione gli spazzaneve dell’ANAS ma lasciano uno strato di nevischio che
ghiacciando si rende scivoloso per cui molto pericoloso sia per le auto in
transito che per i pedoni. Sarebbe necessario ovviare con i mezzi a
disposizione: sale o atro che
impedirebbe la formazione del ghiaccio. In località Mitta, a ridosso di Floresta, si
formano continuamente tormente di neve che ostacolano, nell’importante arteria
che collega la costa tirrenica a quella ionica, il transito agli autoveicoli
mettendo in serio pericolo la vita dei viaggiatori, com’è capitato puntualmente
anche quest’anno.
Il sindaco
di Floresta, Sebastiano Marzullo, da anni, in tal senso, denuncia
l’inadeguatezza dei mezzi dell’ANAS, ma molte le promesse e pochi i fatti e la
situazione non cambia. Il merito va a lui e non è successo niente Ma per fare
qualcosa si aspetta il morto?
Floresta, il più alto comune dei Nebrodi, è stato il più
colpito con oltre un metro e mezzo di neve.
La maggior
parte dei cittadini è rimasta bloccata in casa. Solo la tempestività con cui ha
operato il sindaco Marzullo con i suoi collaboratori e anche con i propri mezzi
personali oltre quelli del comune, ha potuto ridare la serenità ai cittadini di
Floresta.
Negli altri
paesi molte strade sono rimaste inaccessibili. In Alcuni casi sono state le
vecchiette ad aprisi il varco spingendo la neve con la scopa come ha raccontato
un signore di Ucria. Quest’ultino la voleva aiutare ma lei decisamente ha voluto
fare da sé. Resta il nobile gesto della solidarietà umana.
A Castell’Umberto una squadra di
protezione civile è rimasta sempre pronta ad intervenire con i mezzi speciali a
disposizione: è stata continuamene in contatto con chi ha chiesto aiuti, tramite
numeri telefonici diffusi dai comunicati del Sindaco Lionetto che in prima
persona con i suoi collaboratori ha seguito l’evolversi delle due giornate.
Meno felice la situazione a Raccuia, dove 60
centimetri di neve hanno reso più duro l’evento: si è lamentato il disagio
della luce elettrica che mancava e ritornava facendo mal funzionare i
riscaldamenti e la mancanza di acqua essendo gelati i tubi. Una ragazza scrive
che stavano meglio, secoli fa, i monaci che avevano il focolare e non avevano
bisogno di corrente elettrica.
A Sinagra,
come a Raccuia, non sono passati gli spazzaneve. A Sinagra, però, ci hanno
pensato i 4x4 che sin dalle prime luci dell’alba si sono messi a transitare riducendo
in un innocuo nevischio la massa di neve che si era abbattuta sull’asfalto. Un
comunicato dell’amministrazione comunale aveva informato di chiamare il numero
del comune in caso di necessità. Il corpo della protezione civile, diretto dal
vigile, Michele Araso, col mezzo pubblico, è stato sempre all’erta, ma non ci
sono stati casi di grave disagio
La notizia
più bella l’ho letto su Whatsapp in cui una ragazza di Ficarra scriveva che al
suo paese non c’erano problemi in quanto un attivissimo vice sindaco provvedeva di persona a liberare i passi intasati
prima che arrivassero gli impiegati comunali.
E’ bello
leggere di un amministratore attivo e altruista che per primo dà l’esempio nel
comportarsi come ci dovremmo comportare tutti.
Da un sommario bilancio possiamo
dire che la nevicata della Befana, per quanto non abbia lasciato danni seri, ha
fatto intravedere falle che potevano lasciare il segno: il problema della
località Mitta, strade, stradine, scalinate lasciate per lungo tempo non
accessibili. L’esperienza suggerisce
che sono necessari piani e attrezzature idonei ad affrontare con determinazione
la situazione ch si viene a creare con le nevicate più o meno pesanti che
possano capitare per prevenire disagi e conseguenze: “prevenire è sempre meglio
che piangere sul latte versato”. Mai farsi trovare impreparati.
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