Vincent Scalisi
Boston,
Massachusetts, è un posto affascinante sotto diversi punti di vista. Decine di
migliaia di anni fa, un ghiacciaio ricopriva la maggior parte del nord. Il
lento spostamento del ghiacciaio verso sud, lasciò la maggior parte del
territorio completamente spoglio. Quando il ghiacciaio si fermò, lasciò dietro
di se larghi depositi di sabbia, col tempo il ghiaccio si ritirò verso nord e
Boston sorge ora nel punto in cui il ghiaccio si fermò.
A nord di Boston, affioramenti
collinari di granito, sono presenti ovunque mentre a sud, grandi distese
pianeggianti di sabbia, governano il paesaggio. Dove il mare incontra la terra,
ci sono spiagge di sabbia pura, circondate da massi giganti e scogliere
scolpite dall’incessante martellamento del mare.
Un giorno di luglio 2016, mia figlia
Emma mi chiese se volevo accompagnarla ad una immersione subacquea. C’era qualcosa che voleva mostrarmi, appena a
nord di Boston. Avevo atteso questo momento e sapevo che sarebbe arrivato. Emma
aveva 21 anni e cominciava il suo ultimo anno all’università, ha trascorso l’estate
come tirocinante in una scuola sub ed ha preso lezioni di immersione come parte
del compenso. L’obiettivo di Emma era quello di diventare un sub professionista
e dopo la laurea, voleva approfondire i suoi studi sull’oceano e quindi aveva
bisogno di quel brevetto.
Io ero nervoso, in passato ho
trascorso molte ore e anche molti giorni sott’acqua. La mia carriera lavorativa
come subacqueo commerciale di profondità, mi ha portato a costruire ponti e
moli e come hobby ho raccolto tutti i tipi di creature marine da tenere e
vendere. Il mare è stato parte della mia vita per molti anni, non ero nervoso
per l’immersione, ero nervoso per mia figlia Emma.
Per me personalmente, questo che doveva
essere un test per Emma, si è trasformato in un duplice test. Una parte doveva
essere quella di verificare le sue capacità di guidare una immersione, sarei
stato a disagio nel permetterle di affacciarsi al mondo come guida di
immersioni, se non avessi creduto in lei. Questo è un lavoro serio e quando
qualcosa va storto le persone potrebbero morire. Non c’è spazio per gli errori; sott’acqua non si finge! Se avessi
percepito che Emma non avrebbe potuto guidare una tale spedizione, avrei dovuto
affrontare una spiacevole conversazione riguardo il suo futuro.
La seconda parte del test mi ha
colto di sorpresa, non era previsto per questa uscita, ma il risultato della
nostra immersione era di trovare per mia figlia un posto nella famiglia. Questa
estate Emma ha superato tutte le mie aspettative e non solo perché ha
conseguito la laurea.
L’immersione
L’immersione si è svolta in una
calda giornata di luglio. La notte prima Emma è tornata a casa con la macchina
carica dell’attrezzatura da immersione, ha affittato le mute, bombole,
regolatori e….tutta l’attrezzatura necessaria per portare il padre all’
immersione. Il suo sorriso era così grande che di più non poteva. Abbiamo
preparato le nostre attrezzature, seduti nel vialetto, controllando al
pressione dell’aria, assicurandoci del funzionamento dei regolatori, imballando
e re-imballando i borsoni. Abbiamo mangiato un pasto sano e bevuto molta acqua
perché l’aria delle bombole è molto
secca e causa disidratazione.
Il giorno seguente ci siamo alzati
all’alba, la marea sarebbe stata alta intorno le 9 e noi volevamo entrare in
acqua al suo picco maggiore. Dopo una leggera colazione Emma mi ha portato a
nord, verso un posto dove non ero mai stato, era un posto nascosto lungo una
strada sterrata e tra alcune case. Sulla riva di una baia c’era la baracca di
un vecchio pescatore, barche da pesca erano alla fonda in un luogo piccolo ma
sicuro, non c'era sabbia.
Eravamo circondati dalle prove del
ghiacciaio, abbiamo camminato sulle ossa della terra, grandi masse sporgenti di
granito grigio davano alla baia del pescatore la forma di ciotola e fuori dalla
baia una grande scogliera declinava dolcemente verso l’acqua luminosa e fredda.
Saremmo entrati dove una volta c’era il
ghiacciaio.
Abbiamo portato
l’equipaggiamento su per la collina e giù per il pendio fino alla riva. Il mare
era calmo, una leggera brezza da nord faceva puntare le barche in quella direzione.
Abbiamo studiato l’acqua, Emma ha puntato alcune alghe, che ci hanno indicato un
lento movimento della corrente che correva
parallela alla riva nella stessa direzione in cui soffiava il vento.
Abbiamo ragionato sull’immersione, ”Prendi la bussola” disse Emma. Eravamo
entrambi sulla riva abbiamo fissato la bussola, lei ha ruotato la ghiera della
bussola e mi ha dato le istruzioni: “Tara
la bussola a 20 gradi, nuotiamo in superficie puntando a 20 gradi, quasi a nord
fino alla prima boa della trappola per aragoste. Li scenderemo a 12 metri,
quando toccheremo il fondo, continueremo a nuotare puntando i 20 gradi fin ad
arrivare ad una ripida depressione, da li andremo oltre il bordo e scenderemo
ancora fino a circa 18 metri. Controlleremo l’aria, gireremo a destra e
seguiremo la parete est quasi esattamente a 90 gradi sulle nostre bussole. Quando l’aria arriverà a 1200 psi ritorneremo
puntando a 220 gradi”
Emma mi chiese ”Hai capito? Riesci a ricordare quei numeri?” Io rimasi immobile li in
silenzio con un sorriso da Monna Lisa e mi limitai ad annuire. Non penso di
poter essere più contento di come lo ero in quel momento – Aveva superato il test.
Emma mi ammonì per il fatto che
avendo un passato nelle costruzioni, tendevo a stracciare il fondale, rivoltare
le rocce e sbattere intorno proprio come un bruto. Emma è un’ambientalista che tiene
in considerazione ogni piccola e semplice creatura sulla terra e anche se non
c’è nessuna ragione per disturbarle, lei dice di non disturbarle. Era anche
molto severa con me riguardo al girovagare e voleva assicurarsi che facessi
attenzione al fatto che eravamo una squadra. La verità è, che io tendo a
girovagare!
Ci siamo vestiti mettendoci più tempo del dovuto. Ho
controllato la sua attrezzatura e lei la mia, penso che cercavamo di superarci
a vicenda e non volevo assolutamente fallire.
Siamo scivolati in acqua, non con la grazia delle foche che
abitano queste acque, ma eravamo sul dorso, scalciando con colpi lunghi e forti
e ci siamo diretti leggermente di bolina. Emma mi teneva davanti in modo da
potermi vedere e ogni tanto mi avrebbe urlato di correggere la rotta e
abbastanza presto ci fissammo l’un l’altro, eravamo 100 metri al largo e in 12
metri di acqua, cosi ci siamo immersi sotto la superficie.
Mi piace nuotare
prima a testa in giù; in quei giorni c’era una visibilità di soli 5 metri nelle
acque torbide del New England, una foschia grigia-blu è tutto quello che vedi
quando inizia la discesa e poi sagome scure cominciano a formarsi quando il
fondo diventa visibile. Aumentando la profondità, hai bisogno di far schioccare
le orecchie per compensare la pressione, proprio come in aereo, ma al
contrario.
Poi, in un lampo,
ci ritrovammo a quattro zampe in un letto di alghe marroni e verdi che ricopriva
rocce di varie dimensioni. Prima che me ne accorgessi, Emma mi batteva sulla
spalla perché facessi attenzione. Quando sei sott’acqua, la comunicazione con
il tuo compagno di immersione avviene con segnali delle mani universalmente
usati in tutto il mondo. Lei mi chiese se andava tutto bene facendo il segno di
OK verso di me ed io risposi nello stesso modo verso di lei. Poi si e toccata in polso con due
dita dell’altra mano, volutamente mi chiedeva della pressione dell’aria, ho
tirato fuori il misuratore ed entrambi abbiamo esaminato il mio e poi il suo,
avevamo abbastanza aria per cominciare il nostro viaggio e così ci siamo mossi
lentamente 20 gradi a nord
Lungo la strada
abbiamo raccolto qualche grossa vongola nera che sapevamo essere deliziose.
Presto siamo arrivati al punto prefissato ed Emma mi ha fatto cenno di andare
avanti per primo verso la discesa, è divertente nuotare verso il basso di 20
metri dall’orlo della scogliera, mi sembrava di volare. Quando abbiamo toccato
il fondo abbiamo seguito la parete est proprio come avevamo programmato. Io
avevo portato un corta fiocina per catturare i pesci ed entrambi avevamo
portato un sacco in rete per trasportare il nostro pasto a casa. Presto o
notato una platessa e l’ho infilzata e poi un'altra, avremmo avuto pesce e
vongole a cena domani.
Speravamo in
qualcosa in più, visto che queste acque sono abitate da un famoso crostaceo
“l’Aragosta del Maine”, che sono una delicatezza. Se doveste mai venire nel New
England, dovete assaggiare l’aragosta, è una famosa tradizione. Stavamo vedendo
le aragoste ma erano troppo grosse o troppo piccole e dovevamo tornare, così ne
presi una grande abbastanza. Abbiamo nuotato e strisciato sul fondo quando
improvvisamente sono stato toccato insistentemente sulla spalla, era Emma, e si
stava toccando il polso perché verificassi l’aria. Mi stavo domandando quando
me lo avrebbe chiesto, ed ero abbastanza sicuro di avere 1200 psi di aria
rimanente. Mi guardò intenzionalmente negli occhi e girò la mano sulla testa
per segnalarmi che dovevamo tornare a riva. Guardò la bussola, posizionò la
ghiera, io feci lo stesso trovando la direzione a 220 gradi sud-ovest. Eravamo
a 20 metri sul fondo della scogliera, mi fissò ancora una volta cercando i miei
occhi, ”seguimi” mi disse con il
braccio e la mano, come a puntare la direzione e fece strada verso casa. Ho
fatto quello che mi era stato detto, nuotammo fianco a fianco, vicini,
urtandoci, indicando interessanti spugne e alghe e vermi e pesci e lumache e…….tra
due massi della dimensione di un bambino, vedemmo le chele di una grande
aragosta. La raggiunsi ma era troppo tardi, l’aragosta si ritrasse nella sua
grotta, restammo fianco a fianco, fissando le punte delle chele. Andai dietro il masso e misi la mano sotto, ma
era troppo lontano per raggiungerla, cosi conficcai la mia fiocina nel buco e
la ondeggiai avanti e indietro, speravo di stuzzicare l’aragosta e spaventarla
per farla uscire dal buco. Non sapevo se stava funzionando, quando alzai lo
sguardo e vidi mia figlia mettere le mani e afferrarla con una chela per ogni
mano. L’aragosta diede dei colpi di coda cercando di scappare, ma Emma ha
resistito alle sue scosse io mi affrettai a prendere la borsa di
rete e lei la mise dentro, mentre l’aragosta continuava a combattere. Ci
sedemmo li sul fondo, con l’affanno, sorridendo e cercando di non ridere
troppo. Avevamo ormai abbastanza prede da portare a casa alla mamma. Abbiamo
controllato l’aria nuotato verso casa, stando sul fondo fino a che potevamo
alzarci e vedere la riva. Siamo emersi 10 metri dal punto di partenza, ed io
sono rimasto sorpreso ed impressionato dalle capacita di navigazione di Emma.
Siamo usciti e ci siamo tolti l’attrezzatura e le mute aiutandoci l’un l’altro
quando necessario. Ci abbiamo messo molto tempo a mettere via l’attrezzatura,
più del necessario, perché io volevo che il tempo si fermasse. Siamo andati via
in macchina e ci siamo fermati in un ristorante vicino al mare. Abbiamo parlato dell’immersione, delle
prossime immersioni e del futuro. E’ stato in quel momento che ho realizzato
che il secondo test aveva avuto luogo. Ho visto il mio sostituto, cosi come io
avevo assunto le funzioni nella famiglia da mio padre. Ho visto in mia figlia
le caratteristiche necessarie alle funzioni di guida, non solo nelle immersioni
ma anche nella famiglia. Sapevo
che un giorno, non oggi, ma un giorno, avrebbe preso le redini della guida da
me e preso cura della famiglia. Aveva superato le prove.
Nessun commento:
Posta un commento