domenica 15 gennaio 2017

NOI IL LETAME E IL NULLA DIPINTO DI VERDE - Achille Baratta

NOI IL LETAME E IL NULLA DIPINTO DI VERDE

Achille Baratta
Noi, qui ad Ucria, diciamo: “Anno novu, vita nova”, ma delle due parole una sola è certa:la prima; per la seconda occorre fare una distinzione tra la vita personale legata all’amore, ai piccioli, alla salute, a quella già generale ed economica sociale di una collettività, purtroppo legata ai ghiri e alla sorte che vede le nostre vallate verdi destinate a essere sempre più amorfe e abbandonate.
Così come ad ogni inizio di anno, oltre a inanellare i soliti buoni propositi, cerchiamo di spazzar via tutto quello che non è andato bene o che ci ha fatto star male. È umano, comprensibile, soprattutto salutare.
Serena Dandini scrive:
“C’è, infatti, una malattia rara e poco conosciuta che si chiama ipertimesia, una parola che deriva dal greco e significa «eccesso di ricordi». Le persone colpite da questa sindrome si ricordano involontariamente tutto quello che hanno fatto in ogni giorno della vita, per filo e per segno, ora dopo ora, fino al più piccolo e inutile episodio.
Una situazione insopportabile che porta a un totale distacco dal presente e a una profonda sofferenza. La descrive poeticamente lo scrittore Jorge Luis Borges nel racconto «Funes, o della memoria», dove la mente del protagonista si trasforma in una specie di delirio di ricordi senza fine: «Noi, in un’occhiata, percepiamo: tre bicchieri su una tavola. Funes: tutti i tralci, i grappoli e gli acini d’una pergola. Sapeva le forme delle nubi australi dell’alba del 30 aprile 1882, e poteva confrontarle, nel ricordo, con la copertina marmorizzata di un libro che aveva visto una sola volta, o con le spume che sollevò un remo, nel Rio Negro, la vigilia della battaglia di Quebracho...»”.
Noi, quella copertina che certamente ci interessa, la dobbiamo abbandonare e metterci gli occhiali scuri per non guardare quei prati verdi abbandonati.
Allora, presi dalla forza della vita contro la morte civile e immaginiamo e compariamo a quella che succede nel mondo e in particolare, io, penso al letame e alla sua energia.
Nell’Africa del Sud un numero innumerevole di mucche mangia e beve al solo scopo di fare letame e produrre l’energia che servirà alla BMW per produrre automobili.
Per noi le automobili, sono certamente troppo, a chi li venderemo? Ma se invece di buttare i soldi pubblici in opere inutili, che servono solo per appalti mirati che arrivano anche ad avere la presenza sempre di soliti ignoti che poi, guarda caso, si appaltano i lavori, con contatti a tempo di record si guardasse al coefficiente costi-benefici, anche quel letame potrebbe avere un’altra visuale d’interesse.
Per noi è stato sempre difficile mangiare il pane con le rose, immaginiamo se possiamo ora pensarlo condito con il letame.
I politici o meglio quelli che ci guidano all’incidente funebre col sorriso degli stolti inconsapevoli, ricordiamo che ricordare non è semplicemente una malattia grave ma è qualcosa di più, Serena Dandini che scrive, certamente, meglio di me va oltre:
“Un vero internet umano «ante litteram» che, oltre ai vantaggi della rete, ne possiede tutti gli svantaggi, visto che può sommergerci con innumerevoli dettagli in grado di toglierci ogni capacità di approfondire. Non a caso, Borges insinua il dubbio che l’essenza di ciò che ci rende umani non vada cercata nel ricordo, quanto piuttosto nell’oblio. Eppure, qualcosa dobbiamo pur ricordare. Per esempio che il ministro Maria Elena Boschi aveva dichiarato a Lucia Annunziata, durante un’intervista, che si sarebbe dimessa se fosse stata sconfitta al referendum... Se non noi, almeno lei se lo sarebbe dovuto segnare su un memo dello smartphone.
La memoria selettiva è utile per costruire il nostro spirito critico, ma quali dati mantenere e quali lasciar andare via liberi nel vento? Sarebbe meglio non delegare la scelta a Facebook che, con la funzione «Accadde oggi», ripropone come una mostruosa macchina del tempo ricordi, foto, frasi pronunciate negli anni, in un micidiale montaggio simile a una puntata di «The Watking Dead».
Quest’anno poi si è verificato uno spiacevole episodio, chiamato «bug»: pare che, nell’ultima versione della app, qualcosa sia andato storto, così gli utenti si sono ritrovati in rete, senza aver accordato nessun permesso, vecchie foto e dichiarazioni del passato, magari su storie andate poi male, o pareri ora non più condivisi.
Il buco è stato riparato, ma l’imbarazzo è rimasto. Magari sarà servito a tutti gli iscritti per comprendere che nulla si cancella nell’enorme cervello on line e che la nostra memoria privata è il vero business dei social network. È proprio questo uno dei momenti in cui mancano tanto i grandi uomini come Jorge Luis Borges. Che, sicuramente, anche su questa nuova ossessione, avrebbe saputo dire parole illuminanti”.
Allora usiamo la memoria selettiva per un foglio bianco dove scriviamo, vogliamo vivere anche col letame, datecene la possibilità, fabbrichiamo preservativi dipinti di verde e mettiamoli ai ghiri e a tutti quelli che in nome del pubblico interesse hanno trasformato la Repubblica in un coro di no, non vogliamo morire.
Viva Borges!




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