NOI IL LETAME E IL NULLA
DIPINTO DI VERDE
Achille Baratta
Noi, qui ad Ucria,
diciamo: “Anno novu, vita nova”, ma delle due parole una sola è certa:la prima;
per la seconda occorre fare una distinzione tra la vita personale legata
all’amore, ai piccioli, alla salute, a quella già generale ed economica sociale
di una collettività, purtroppo legata ai ghiri e alla sorte che vede le nostre
vallate verdi destinate a essere sempre più amorfe e abbandonate.
Così come ad ogni
inizio di anno, oltre a inanellare i soliti buoni propositi, cerchiamo di
spazzar via tutto quello che non è andato bene o che ci ha fatto star male. È umano, comprensibile,
soprattutto salutare.
Serena Dandini scrive:
“C’è, infatti, una malattia rara e poco conosciuta che si chiama ipertimesia,
una parola che deriva dal greco e significa «eccesso di ricordi». Le persone
colpite da questa sindrome si ricordano involontariamente tutto quello che
hanno fatto in ogni giorno della vita, per filo e per segno, ora dopo ora, fino
al più piccolo e inutile episodio.
Una situazione
insopportabile che porta a un totale distacco dal presente e a una profonda
sofferenza. La descrive poeticamente lo scrittore Jorge Luis Borges nel
racconto «Funes, o della memoria», dove
la mente del protagonista si trasforma in una specie di delirio di ricordi
senza fine: «Noi, in un’occhiata, percepiamo: tre bicchieri su una tavola.
Funes: tutti i tralci, i grappoli e gli acini d’una pergola. Sapeva le forme
delle nubi australi dell’alba del 30 aprile 1882, e poteva confrontarle, nel
ricordo, con la copertina marmorizzata di un libro che aveva visto una sola
volta, o con le spume che sollevò un remo, nel Rio Negro, la vigilia della
battaglia di Quebracho...»”.
Noi, quella
copertina che certamente ci interessa, la dobbiamo abbandonare e metterci gli
occhiali scuri per non guardare quei prati verdi abbandonati.
Allora, presi dalla
forza della vita contro la morte civile e immaginiamo e compariamo a quella che
succede nel mondo e in particolare, io, penso al letame e alla sua energia.
Nell’Africa del Sud
un numero innumerevole di mucche mangia e beve al solo scopo di fare letame e
produrre l’energia che servirà alla BMW per produrre automobili.
Per noi le
automobili, sono certamente troppo, a chi li venderemo? Ma se invece di buttare
i soldi pubblici in opere inutili, che servono solo per appalti mirati che
arrivano anche ad avere la presenza sempre di soliti ignoti che poi, guarda
caso, si appaltano i lavori, con contatti a tempo di record si guardasse al
coefficiente costi-benefici, anche quel letame potrebbe avere un’altra visuale
d’interesse.
Per noi è stato
sempre difficile mangiare il pane con le rose, immaginiamo se possiamo ora
pensarlo condito con il letame.
I politici o meglio
quelli che ci guidano all’incidente funebre col sorriso degli stolti
inconsapevoli, ricordiamo che ricordare non è semplicemente una malattia grave
ma è qualcosa di più, Serena Dandini che scrive, certamente, meglio di me va
oltre:
“Un vero internet umano «ante litteram» che, oltre ai vantaggi della rete, ne possiede
tutti gli svantaggi, visto che può sommergerci con innumerevoli dettagli in
grado di toglierci ogni capacità di approfondire. Non a caso, Borges insinua il
dubbio che l’essenza di ciò che ci rende umani non vada cercata nel ricordo,
quanto piuttosto nell’oblio. Eppure, qualcosa dobbiamo pur ricordare. Per
esempio che il ministro Maria Elena Boschi aveva dichiarato a Lucia Annunziata,
durante un’intervista, che si sarebbe dimessa se fosse stata sconfitta al
referendum... Se non noi, almeno lei se lo sarebbe dovuto segnare su un memo
dello smartphone.
La memoria selettiva è utile per costruire il nostro
spirito critico, ma quali dati mantenere e quali lasciar andare via liberi nel
vento? Sarebbe meglio non delegare la scelta a Facebook che, con la funzione
«Accadde oggi», ripropone come una mostruosa macchina del tempo ricordi, foto,
frasi pronunciate negli anni, in un micidiale montaggio simile a una puntata di
«The Watking Dead».
Quest’anno poi si è verificato uno spiacevole episodio,
chiamato «bug»: pare che, nell’ultima versione della app, qualcosa sia andato
storto, così gli utenti si sono ritrovati in rete, senza aver accordato nessun
permesso, vecchie foto e dichiarazioni del passato, magari su storie andate poi
male, o pareri ora non più condivisi.
Il buco è stato riparato, ma l’imbarazzo è rimasto.
Magari sarà servito a tutti gli iscritti per comprendere che nulla si cancella
nell’enorme cervello on line e che la nostra memoria privata è il vero business
dei social network. È proprio questo uno dei momenti in cui mancano tanto i
grandi uomini come Jorge Luis Borges. Che, sicuramente, anche su questa nuova
ossessione, avrebbe saputo dire parole illuminanti”.
Allora usiamo la
memoria selettiva per un foglio bianco dove scriviamo, vogliamo vivere anche
col letame, datecene la possibilità, fabbrichiamo preservativi dipinti di verde
e mettiamoli ai ghiri e a tutti quelli che in nome del pubblico interesse hanno
trasformato la Repubblica in un coro di no, non vogliamo morire.
Viva Borges!
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