Francesca
Murabito
Dove
eravamo rimasti?
Ricordate
la lettera pubblicata nel numero di settembre della Cruna dell’Ago? Quella
lettera manoscritta da Genoveffa, una moglie e madre di famiglia emigrata da
Ucria in Germania? Quella lettera in cui, rivolgendosi al proprio padre, si
concludeva con un tenerissimo e rispettoso “vi chiedo la vostra santa
benedizione”?
Ecco,
Genoveffa era mia madre.
Abbiamo
deciso di pubblicare quella lettera proprio nei giorni in cui le sue condizioni
di salute si aggravavano al punto che giorno 19 ottobre, assistita e avvolta
dall’affetto di tutta la famiglia, ha definitivamente lasciato questo mondo.
Dopo
avere pubblicato quella lettera, abbiamo ricevuto tante attestazioni di
interesse e apprezzamento per quella Ucriese così umile e dignitosa. Molti
commenti di chi la ricordava e le voleva bene, molti ricordi di chi, dietro
quelle scrittura, riconosceva la sua storia ed i suoi valori. Ma anche qualcuno
che non ha collegato subito e si è chiesto chi fosse quella Genoveffa che, con
quella lettera, raccontava la storia di tante donne che, come lei, si trovavano
a vivere lontano dal proprio paese perché emigrate per lavoro.
Come
è risultato evidente a tutti leggendo quella lettera, Genoveffa era una donna molto
legata e rispettosa dei valori della famiglia che amava sopra ogni cosa e delle
proprie origini. Correva l’anno 1972 e Genoveffa con marito e figli fanno
finalmente rientro nel paese natio tanto amato, lasciandosi dietro il freddo
glaciale di quella terra lontana, la Germania.
Durante
gli anni della Germania, scriveva continuamente alla famiglia rimasta in
Sicilia per raccontargli la quotidianità e rimanere legata alla propria terra:
scriveva al padre e gli comunicava tutto l’amore e la profonda nostalgia. A
proposito del padre, ve ne ho già parlato in qualche numero fa. Ricordate? Il
nonno Rosario, quello della storia dell’America e di Ciccia che aveva lasciato
ad Ucria e che ha sposato una volta fatto rientro al paese? Ecco, Genoveffa era
sua figlia…in tutto e per tutto! Era figlia di Rosario, detto “Curatu”, perché
aveva un grosso gregge di pecore. Un’attività che impegnava molti giovani del
paese oltre, naturalmente, a tutta la famiglia. Da lui mia madre aveva
ereditato spirito di abnegazione, grande capacità di impegno e profondo
altruismo.
Mia
madre era così. Come viene fuori da quella lettera. Innamorata della famiglia,
della vita e del suo paese. Sempre attenta alle esigenze e difficoltà degli
altri, nonostante abbia avuto una vita travagliata e difficile. Ed anche nei
momenti peggiori non perdeva la fiducia e la forza di occuparsi di tutte le
responsabilità che ha avuto e di crescere i suoi nipoti, cercando sempre di
trasmettere valori veri.
Insomma
era una “leonessa” come mi è capitato di sentirmi dire ultimamente, da un caro
amico!
Neppure
la malattia l’ha piegata. I lunghi 15 anni di malattia sono stati vissuti con
grande dignità e solarità. E’ stata una donna stimata ed amata, anche e
soprattutto durante questo lungo periodo. Nelle sue preghiere giornaliere non
dimenticava mai di chiedere la pace per noi e per il mondo intero. Lo ricorderà
bene, il nostro parroco, padre Carmelo!
Durante
l’ultimo mese di vita, poi, forse perché sentiva avvicinarsi la fine della sua
vita terrena, ci ha lasciato il suo “testamento morale” chiedendoci di essere
sempre in pace e di sapere coltivare la pazienza ed il perdono…e di non
dimenticarci mai di affidarci al buon Dio!
Anche
negli ultimi giorni, quelli della grande sofferenza, di fronte alle nostre
lacrime e preoccupazione, rispondeva con sorriso sereno e di protezione.
Oggi
che non c’è più…a neppure due mesi da quando è ritornata alla casa del padre,
ci sentiamo tutti più ricchi per avere avuto, come madre e nonna, una donna
speciale che tanto amore ha dato e tanto ne ha ricevuto da tutti noi…ma
soprattutto soprattutto dai nipoti che l’hanno amata e accompagnata fino alla
fine!
Questo era Genoveffa…era mia madre!
Nessun commento:
Posta un commento