CU SINI? FIGGHIU
* Giuseppe Salpietro *
Se dovessi dire cosa mi irritasse di più nei
rapporti con gli adulti in determinati contesti direi la loro smisurata
curiosità.
A Messina camminando per le strade o entrando
nei negozi, nessuno mi chiedeva la carta d’identità.
Nei paesi no! Il forestiero s’individua subito,
e primo o poi, tra uno sguardo interrogativo e l’altro, qualcuno gli chiederà “a cu appartieni?”.
Capitava anche a me sistematicamente da ragazzo
ad Ucria, non appena fosse stata offerta l’occasione minima partiva
inesorabilmente la classica domanda a cantilena, con l’espressione sorpresa e
nel contempo sospesa in attesa di risposta: “e
cu è stu’ figghiolu?...”.
Avvertivo qualcosa roteare, ma il più delle
volte, per educazione dovevo soggiacere.
Se provavo a dare una risposta dicendo il
cognome di famiglia, aggravavo la situazione, conoscendo già la replica che
suppergiù suonava: Salpietru cu?
Ero braccato, vagli a spiegare che mio padre
mancava da una vita da Ucria e quasi tutti gli ulteriori fratelli e sorelle
erano disseminati in Italia ed all’estero da decenni: due a Perth in Australia,
due a Milano, una a Lucca, mio padre a Messina e, al tempo, solo una Angelina,
sposata con Tuccio Antonino, detto u
Luciu, ad Ucria.
Ed allora veniva in soccorso il soprannome che
contava quanto un marchio d’appartenenza, e così, non appena cercavo di tirarmi
fuori dalla situazione fornendo quale indizio “i bellisanti”, acuivo il dramma, perché mi nominavano tutta la
razza senza mai pronunciare il nome di Salvatore, detto Turi, che richiedeva l’ulteriore specificazione che atteneva alla
sua posizione su Google maps: quello che abita a Missina ?.
Il fuoco di fila scemava quando via via si
entrava nel merito rivelando, come gioco a carte scoperte, che era quello che
lavorava al Provveditorato ed era stato tanto gentile chi paisani in chissà quale occasione.
Un tempo non mi riconoscevo certo nel
soprannome, non mi apparteneva certo bellisanti,
ma è scontato che i soprannomi nella cultura popolare, hanno radici antiche essendo sopravvissuti per
generazioni come veri e propri nomi con i quali potere identificare intere
famiglie, riconoscendosi le persone quasi
esclusivamente attraverso il loro utilizzo.
Mentre il cognome trae origine dalla necessità
di distinguere individui dal nome uguale, connotandoli in maniera certa
attraverso: l'appartenenza ad una famiglia, la pratica di un mestiere, la
condizione sociale, una qualità fisica o morale, il luogo di origine, una caratteristica fisica o psicologica , ecc...
riassunti nella loro globalità con una sola parola; la necessità di aggiungere
al cognome il soprannome è invece dovuta al fatto che il patrimonio dei cognomi
in ogni comunità diveniva ristretto, specie se come un tempo, questa interagiva
poco con l’esterno.
Era quindi necessario distinguere le persone con lo
stesso nome e cognome, perché man mano che i cognomi venivano cristallizzati
nei vari registri amministrativi (anagrafico, parrocchiale, delle imposte,
ecc.), perdevano la loro capacità d’individuazione.
Ed ecco allora che diventava
necessaria la nascita di soprannomi, alcuni dei quali, a loro volta, sarebbero
diventati successivamente nuovi cognomi; e così via.
Va detto che l'origine dei soprannomi non ha naturalmente seguito
regole tali da consentire la conoscenza di come si siano formati. Spesso la
loro nascita era banale e rimandava ad accostamenti arbitrari. Ma l'analisi di
come questi soprannomi si strutturano, di come e da dove nascevano, della funzione
che svolgevano, permette a posteriori di rintracciare alcune tessere del
mosaico delle condizioni materiali e culturali di una comunità.
Ma
io tutti questi ragionamenti a dieci anni non li facevo e quindi, mi giravano
comunque
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