lunedì 15 febbraio 2016

RICORDIAMOCI DEL NOSTRO PASSATO * Nino Algeri *

RICORDIAMOCI DEL NOSTRO PASSATO
* Nino Algeri *
In giro per l’Italia e all’estero ho notato che tutti i popoli hanno cercato di mantenere e restaurare le cose che ricordano il passato, glorioso o meno, di quel paese o di quella città.
Perché un popolo non può fare a meno delle sue radici, se ad un albero vengono tagliate le radici, questo muore, la stessa cosa avviene ad un popolo se lo private dei suoi usi, delle sue tradizioni, dei suoi costumi, il popolo non esiste più.
Anni fa ad Ucria, durante una manifestazione, ho letto una mia poesia nella quale concludevo che il paese < leggiu leggiu va a moriri> ebbene in quella occasione, mio cugino Marco Ferro, allora bambino, si è alzato dalla seggiola dove era seduto, e mi ha apostrofato dicendo: < ‘u tò paisi havi a moriri.>
Avevo toccato l’amore che questo bambino nutriva per il suo paese, oggi però i fatti mi danno ragione, dai 4800 abitanti degli anni 50 siamo scesi a circa 1100 e se scendiamo ancora, rischiamo che l’amministrazione del paese venga accorpata con quella di qualche paese vicino e siamo alla fine.
L’emigrazione verso l’America, l’Australia, i paesi dell’Europa settentrionale e del nord Italia ha fatto sì che questo succedesse, ma non è solo questo, gli ucriesi non si sono mai curati del passato, hanno distrutto tutto quello che c’era tendendo sempre al nuovo, senza  pensare che così facendo distruggevano le testimonianze di un passato più o meno glorioso, vedi Castello, torri di avvistamento, convento dei Domenicani e dei Francescani e l’abbazia delle suore Benedettine, il vecchio orologio e l’affresco della cupola della navata centrale della Chiesa Madre.
Sono caduti nel dimenticatoio anche i nomi di uomini illustri del nostro paese, Padre Bernardino, ricordato solo recentemente, Gaetano Algeri, sono sicuro che molti ucriesi non sanno chi era, mentre conoscono bene le personalità moderne quali l’on. Nino Gullotti, il sen. Florena e il sen. Genovese.
I paesi vicini, sono stati più attenti, hanno cercato di conservare, anche con qualche sacrificio, quello che avevano di antico, vedi Sinagra, Raccuia e Castell’Umberto, quest’ultimo, pur ricostruito ex-novo, ha cercato di conservare, per una futura memoria, anche i resti di Castania.
Spero che quelle poche cose di antico che ancora restano, nel nostro amato paese, vengano tenute nella dovuta considerazione perché sono tutto quello che resta del nostro passato.                                                 
                                                                                             Nino Algeri

RISPITTAMU I COSI VECCHI   di Nino Algeri
’Nta casa di sta biniditta terra
mi facciu, ricriato, ‘nto porterra
respiru oduri antichi e vecchi
chi i lacrimi mi portunu all’occhi.
Sunu oduri ormai scurdati,
ma sempri tantu cari e amati;
mi tornunu a menti puru i sapuri
du manciari e di certi virduri.
Sunu sapuri di piatti povviri
chi mi ricordunu tempi nivvuri
quannu ‘a guerra cca ci stava
e l’omini a unu a unu s’’i purtava.
Mi guardu attornu, mi giru versu ‘a chiazza
viju na bannera chi svulazza
eni chidda da casa comunali,
costruzioni bedda senza uguali,
ma ficinu i mezzi pi rovinarila
quannu circanu ‘i restaurarila.
‘I cosi megghiu circannu di fari
puru ‘u vecchiu roggiu ci ficinu livari
chi pi tant’anni ‘nt’ogni manera
avia dittu ȇ paisani chi ura era.
Guardu a Cecata e dda accanto
viju ‘u Rusariu e ‘u Campusantu,
ma nun viju cchiu ‘u cunventu,
mancu iddu eppi abbentu,
dda c’erunu tanti libbri antichi
di sicuru fininu ’nte furdichi,
o sutta i quacinazzi cummigghiati
comu ‘u Patreternu da Matrici cancellati.
Du turri saraceni stu paisi avia,
puru un casteddu ccà esistia,
unni i signuri facivunu festa,
ma i tuttu chistu nenti nni resta.
Ccà non ci tenunu, ’nta stu paisi
‘i cosi antichi, nun sunu ’ntisi,
nun s’avi riguardu pi l’antichità,
si cerca sulu ‘a modernità.
Chistu putia puru essiri giustu,
Se ȇ cosi antichi si dassi, puru, lustru.


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