I “CANTORI DEL SANTISSIMO” DELLA VALLE DEL
FITALIA
Eliade Maria
Grasso
I paesi del comprensorio dei Nebrodi non mancano di antichi
canti tradizionali dialettali legati
principalmente al culto religioso.
Innalzare un canto di lode a Dio nella “lingua della propria terra” è un’affermazione di appartenenza al
territorio ed espressione di una religiosità pura ed istintiva.
L’uso del dialetto elude ogni altra
tradizione che fa del latino la lingua madre degli antichi inni sacri o, in
epoca più recente, il nostro italiano moderno.
Allo scopo di far rivivere gli antichi canti del patrimonio tradizionale
fitalese, a San Salvatore di Fitalia si
è formato, da alcuni anni a questa parte, il gruppo dei “Cantori del
Santissimo” composto da cantori di matrice amatoriale di ogni età, anche da
intere famiglie. Sono un gruppo di fedeli che, nell’ambito delle attività
parrocchiali della chiesa del Salvator Mundi, si riunisce per far rivivere gli
antichi canti fitalesi e, in modo particolare, la Novena di Natale a due cori
alternati, una delle tradizioni popolari più antiche del territorio. Anticamente l’esecuzione delle novene
rappresentavano un’occasione di incontro per i componenti della comunità. Le
strade e le piazze, nelle fredde ore serali di dicembre, si popolavano di
gruppi di cantori che eseguivano i passi della Novena. In un’atmosfera
suggestiva mista di sacro e di profano, a questi cantori veniva poi offerto del
vino e del pane caldo.
La tradizione della Novena fitalese
correva il rischio di estinguersi se questi cantori, incoraggiati e sostenuti
dall’arciprete Don Placido D’Omina non avessero trascritto e ripreso questi
testi ed insegnato i canti anche ai fedeli più giovani. Ecco qui di seguito le
tre strofe di uno dei canti più suggestivi della Novena di Natale:
1)
Si
partiu di Nazzarettu, San Giuseppi cu
Maria,
non avenunu risettu
Betlemmi a la campia,
non li voli nuddu
ancora, ristaru fora, chi pena mia.
Rit.
Trasiti unni mia Giuseppi, santa dolci Maria, dolci Maria.
Ristati
unni mia Giuseppi, santa dolci Maria, Dolci Maria
2)
San
Giuseppi cu Maria tutti stanchi ed affannati
hanno
fatto longa via, ci scurau menzu li strati,
non
li voli nuddu ancora, ristaru fora, chi pena mia.
Rit.
Trasiti unni mia Giuseppi, santa dolci Maria, dolci Maria.
Ristati
unni mia Giuseppi, santa dolci Maria, Dolci Maria
3)
San
Giuseppe si cridia, chi l’amici e li parenti,
alla
vista di Maria ci facevanu i complimenti,
non
li voli nuddu ancora, ristaru fora, chi pena mia.
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