martedì 14 giugno 2016

NOTERELLE UCRIESI 7 Quinte (e ultime) divagazioni onomastiche: soprannomi, caratteristiche individuali, circostanze di Nino Pinzone “Palagunia”

NOTERELLE UCRIESI 7
Quinte (e ultime) divagazioni onomastiche: soprannomi, caratteristiche individuali,
circostanze.
Nino Pinzone “Palagunia”
Nelle divagazioni precedenti s’è visto quanto varie possano essere le motivazioni genetiche dei soprannomi ucriesi (e non ucriesi). Spulciando negli elenchi son venuti fuori soprannomi denotativi, per rifarmi alla classificazione di Giovanni Ruffino[1], derivanti da nomi propri, da vecchi cognomi, da provenienza allotria, da mestieri e professioni, da nomi di animali. Un gruppo abbastanza consistente deriva invece da caratteristiche fisiche o caratteriali degli individui a cui la ‘nciuria era riferita.
I seguenti soprannomi (circa sessanta) nascevano da semplici caratteristiche fisiche (come il colore dei capelli, l’altezza, la grossezza, la lunghezza di barba o baffi, la grandezza di parti del corpo…), ma anche da particolari difetti fisici (riguardanti la vista, l’udito, la deambulazione, l’eloquio, l’aspetto del viso) o anche mentali (limiti di comprendonio, malattie…):
Babbu, Babbu ‘a Finata, Bacchiu, Baffu, Baffuni, Barbaredda, Barbazza, Barbitta, Bella panza, Buccularu, Bummularu, Cacaredda, Cacatu, Cazzittu, Cianfra, Coddigaddina, Coddustortu, Culu rossu, Enucu, Epaticu, Facci ‘i gialina, Facci ‘rossa, Facciazza, Faccitta, Funciazza, Gialinu, Grattatu, Gutturusu, Jimmirusu, Jimmusu, Longu, Manuzza, Menzaricchi, Minnazza, Mocciu, Mugnu, Mussu ‘i purceddu, Mutu, Nasca, Nascaredda, ‘Nchiappa, Orbu, Paddecu, Pazzu, Pedi fermu, Pedistortu, Piccinu, Pilu russu, Pilusa, Pintu, Pizzasicca, Pulagra, ‘Rossu, Scacciocchi, Sciancatu, Scrufulusu, Scurciatu, Stiratu, Surdu, Testa brusciata, Tignusu, Tistazza, Tistuni, Ucchialutu, Ucchiazza, Ucchitta, Vucca storta, Zoppu.
Diversi altri pecchi sono invece da collegare ad atteggiamenti e caratteristiche caratteriali, comportamentali, abitudinari dei vari personaggi, contrassegnati in un certo modo perché bonari, allegri, di compagnia, estroversi, golosi, amanti del bere (Baggianu, Cuntenti, Allegri, Buffuni, Cantaturi, Liccu, ‘Nnamuratu, Trinchillinu[2]), o perché seriosi, iracondi, birbanti, tirchi, piagnucolosi (Seriu, Cianci cianci, Ribelle, Birbantuni, Birbuni, Cori ‘i pilu, Ebbreu, Sciarruni (?), Fumusu, Limusinanti,  Grivianza, Trimanti). Particolarmente curiosa risulta, tra questi tipi di ‘nciuria, Paracatè, che Ciccino Pinzone, nel suo più volte ricordato elenco, spiegava facendola ipoteticamente derivare da pari ca te (= sta bene quello che dici tu, la penso come te), riferita dunque a chi era sempre d’accordo e lo esplicitava con tale sgrammaticata frase. Sullo stesso piano va considerata ‘Mmettinu (o ‘Mmettu) probabilmente attribuita a chi cedeva all’abitudine di ripetere la parola quando era costretto ad ammettere qualcosa. Ragionamento analogo va fatto per Eccetiru e Eccetra. Come diversi altri (Porca l’oca, Porco padre, Trentapili…) tali soprannomi appartengono alla tipologia che gli specialisti definiscono delocutiva, perché riprendono caratteristiche della parlata o espressioni tipiche della persona in questione.
Ecco un loro elenco:
Allegri, Baggianu, Birbantuni, Birbuni, Buffuni, Cantaturi, Cianci cianci[3], Cori ‘i pilu, Cuntenti, Ebbreu, Fumusu, Grivianza, Liccu, Limusinanti, Mmettinu (Mmettu), Nnamuratu, Paracatè,  Ribelle, Sciarriuni, Seriu, Trimanti

Procedendo nella disamina, va rilevato come siano numerose anche le ‘nciurie ucriesi derivanti da nomi di cose: si tratta di oggetti dell’uso quotidiano, vestiti e abbigliamento, attrezzi di lavoro, cibi, alberi, erbe, ortaggi…:
Bannera, Battagghiu, Battagghjolu, Biscuttinu, Brogna, Bummulu (crudu), Buzzuni, Cafittera, Campanazza, Cannedda, Cannolu, Cappeddu, Cappillettu, Cartedda, Casacca, Castagna, Chiovu, Chiuppu, Cimitarra, Cipudda, Corda, Craculu (vecchiu), Crusta (Orbu ‘i), Fadetta, Fadittazza, Giluccuni, Gnoccu, Lasagna, Luppinu, Mianu, Muzzuni, ‘Ncujina, ‘Ngona, Pagghiera, Panareddu, Pannocchia, Paracarru, Persica (pilusa), Pipareddu, Pistola, Radici, Rancugghju, Runchedda, Runciu, Ruvettu, Sacchipagghia, Sasizza, Sciabbica, Sciuri, Tinagghja, Tizzuni, Zimmili.

Non si può, però, concludere la ormai lunga analisi dei soprannomi ucriesi senza fermare l’attenzione su un’ultima categoria, che è poi quella più intrigante e divertente. Moltissime ‘nciurie, infatti, anche se è difficile per tantissime la ricostruzione della motivazione onomasiologia, si segnalano per una fantasia, una inventiva, spesso una cattiveria e una malignità, veramente degne di nota. Lo spunto poteva essere il più vario. Bastava che un personaggio facesse un gesto inusuale, un atto particolare, che pronunciasse una parola o una frase fuori dall’ordinario, perché subito i compaesani gli cucissero addosso dei soprannomi, che spesso, tra l’altro erano veramente pesanti e non di rado sconfinavano nella più volgare trivialità. La componente funzionale dei soprannomi cedeva il passo in queste occasioni a quella ludica. Devo dire, a tal proposito, che è solo per spirito di completezza e di scientificità, che, dopo vari tentennamenti, ho deciso di inserire anche queste ‘nciurie nell’elenco, chiedendo umilmente scusa a quanti dei lettori (o degli…intestatari del soprannome) dovessero per questo sentirsi offesi.
Molti dei soprannomi appartenenti a questa tipologia sono formati da un verbo (spesso ripetuto) e un complemento oggetto: bruciare (Bruciamorti, Bruciapagghiara, Bruciapagghjuni, Bruciapiciuni), guardare (Guardalucelu, Guardapiciuni, Guardaporci), mangiare (Manciacannola, Manciaficuzza, Manciammerda, Manciapani, Manciaracina), rubare (Robbabaccalà, Robbabaccalaru, Robbaporci), schiacciare (Scacciapitruddi, Scacciocchiu), incendiare (Svampapagghiaru, Svampapagghjiuni), ballare (Ballacazizza (?), Ballacupupu). Dello stesso genere anche Bucapadeddi, Cogghiscorpa, Luciacani, ‘Mbrogghiapopulu, ‘Ncannacanneddi, Sciuscialuci, Scorciascecchi, Spardafisciu, Strazzacappottu, Tiralacatena, Ttaccabuffi. Non mancano i triviali riferimenti alle funzioni corporali (Pisciacannolu, Pisciacinniri, Cacapadedda, Cacapignata). Qualche volta il formante è un numerale: così per Quattrutesti, Quattrupanotta, Trippidita. Particolarmente notevoli quelli che traggono la loro origine da usi alimentari (Manciacannola, Manciaficuzza[4]), una tipologia diffusa in tutta la Sicilia e anche altrove. Lo spunto iniziale, se vogliamo, è quello per cui i meridionali chiamano polentoni i settentrionali, i francesi chiamano maccheroni gli italiani, gli inglesi e gli italiani chiamano mangiarane e mangia lumache i francesi o mangiacrauti i tedeschi. Alla stessa tipologia afferiscono probabilmente anche alcuni dei soprannomi come Lasagna, Biscuttinu, Cannolu (?), Cipudda, Gnoccu, Luppinu, Pasta e linticchia, Persica (pilusa), Pipareddu, Piracotta, Sasizza.
Alcune ‘nciurie, poi,  sono veramente strane. Che dire di Comu ‘nto chianu ‘i San Conu, oppure di Mamma, ‘u piattu, ‘Ncoccia Mariantona, ‘Ncugna Micheli? Sono sicuramente anch’essi soprannomi delocutivi, quelli che riprendono frasi o modi di dire della parlata di un individuo.  Notevoli anche Pasquali cu ‘a corda,  Pezzu ‘i pulici, Pilu ‘i gattu, Bona pacchia, Ficafradicia, Radica di patata, Sucatilossu, Sucatilovu,  Tirata du purceddu (di porci), Tuppu d’amuri, Vatravagghia, Vermu tagghiarinu, Vecchia ‘i piruzza, Frappalazzu, Frascappà, Ghjrichitudda, Malanuvedda, Matapollu, Mpantalalà, Parazzinna, Piritofalu, Piritolla,  Tirinnanna, Tirulì Mpù Mpù. Di quasi tutti è veramente difficile individuare la motivazione onomasiologica, essendo ormai passata nel dimenticatoio la circostanza che li generò.
“Qui finisce… l’avventura del signor Bonaventura”, finisce, cioè, la mia lunga incursione nel mondo dei pecchi ucriesi, nata dalla curiosità di conoscere l’origine dei soprannomi della mia famiglia e alimentata dalla grande quantità di dati messi assieme da Ciccino Pinzone. A riconoscimento dei suoi meriti mi piace pubblicare in appendice la fotocopia della citazione che ne fece Rohlfs, che (con grande soddisfazione di mio padre) definì  “prezioso” il corposo manoscritto fornitogli.
Ribadisco, in chiusura, che lo spirito con cui sono andato componendo le cinque divagazioni onomastiche è stato quello di chi vuole divertirsi e vuole far divertire, ma che vuole anche gettare uno sguardo indiscreto nel passato, per meglio conoscerlo e meglio farlo conoscere agli ucriesi. Anche i soprannomi, come tanti altri dati tradizionali, se sapientemente utilizzati, forniscono un non indifferente contributo allo studio della storia delle singole comunità. Gli specialisti mi scuseranno per l’ingenuità di certe mie proposizioni e per la debolezza di certi fondamenti teorici, frutto tutti di veloci e, nella loro prospettiva, superficiali, impressioni. Del resto i lettori più esigenti potranno arricchire le loro conoscenze attingendo ai lavori fondamentali dei vari Pitré, Rohlfs. Ruffino, Burgio o Castiglione. Per questo motivo, nel concludere, reiterando le mie scuse a quanti avessi involontariamente offeso o infastidito, allego un piccolo elenco di titoli, cui attingere per ulteriori approfondimenti.

Bibliografia
-Caffarelli, E. 2002. L’antroponimia, in M, Cortelazzo et alii (ed.),
I dialetti Italiani. Storia, struttura ed uso, 119-136. Torino.
-Castiglione, M. (ed.). 2011. Tradizione, identità e tipicità nella cultura alimentare
siciliana. Lo sguardo dell’Atlante Linguistico della Sicilia. “Materiali e ricerche dell’ALS”, 26. Palermo
-Castiglione, M. 2011a. Introduzione . In: Castiglione (ed.), 2011, 11-19.
-Castiglione, M., Agus, F. 2011. Il cibo delle donne tra voglie, tabù e interdizioni alimentari,.In: Ead. (ed.), 2011, 231-248.
-Castiglione, Marina; Burgio, Michele. 2011. Verso un Dizionario Atlante dei Soprannomi Etnici in Sicilia (DASES), Rivista Italiana di Onomastica 17,1, 11-31.
-Marrale, A. 1990. L’infamia del nome. I modi e le forme della sopranominazione a
Licata, Palermo.
-Migliorini, B. [1929], 1984. Spunti di motteggio popolare: i soprannomi etnici e locali, in  M. Cortelazzo (ed.), 1984. Curiosità linguistica nella cultura popolare,
153-167, Lecce.
-Pitrè, G., 1871. Canti popolari siciliani raccolti e illustrati da Giuseppe Pitrè
preceduti da uno studio critico dello stesso autore,  Palermo.
-Pitrè, G. 1879-1913. Proverbi motti e scongiuri del popolo siciliano, in: «Biblioteca delle Tradizioni popolari siciliane», XXIII, 118-184. Torino.
-Pitrè, G., 1884. Recensione a “Blason populaire de la France par Henri Gaidoz et
Paul Sébillot”, Archivio per lo studio delle tradizioni popolari, 469-462.
Pitrè, G., Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano raccolti e
descritti da Giuseppe Pitrè , Palermo-Torino-
-Rohlfs, G., Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Lessico e formazione di parole ,Torino.
Rohlfs, G.. 1984, Soprannomi siciliani, Palermo.
Ruffino, G. 1988, Soprannomi della Sicilia occidentale (tipi idiomatici, fonosimbolici
e triviali), Onomata. Revue onomastique, 12, 480-485.
Ruffino, G. 2009. Storie geoantroponomastiche popolari come autobiografie
Comunitarie, in L. Amenta, G. Paternostro (edd). I parlanti e le loro storie
 “Materiali e ricerche dell’ALS”, 22, Palermo, 315-347.
Ruffino, G. 2010. Mestieri e lavoro nei soprannomi siciliani. Un saggio di
 “Materiali e ricerche dell’ALS”, 24. Palermo.
Ruffino, G., . Il soprannome in Sicilia. Saggio di geoantroponomastica
Popolare in c. di st.
Sgroi, S. C., 2010. La formazione delle parole nei soprannomi di mestiere,
 “Bollettino del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani”, 22, 367-400.



[1] Cfr. G. Ruffino, Soprannomi della Sicilia occidentale (tipi idiomatici, fonosimbolici e triviali), Onomata. Revue onomastique 12, 1988, 480-485; e M. Castiglione, Antroponomastica y usos alimenticios: el caso de los sobranombres individuales y comunitarios en Sicilia, in Els noms en la vida quotidiana. Actes del XXIV Congrés Internacional d’ICOS sobre Ciènces Onomàstiques, Annex, Seccio 4, 436.
[2] Connesso etimologicamente con ‘trincare’, ‘bere’, fondamentalmente riferito dunque a un beone. Ricorre anche in Calabria, dove un diffuso proverbio così recita: Trinchillinu, Trinchillinu,/ fazzu festa ogni matinu,/ mangiari, viviri e dormiri/ e a fatigari mai ci jiri
[3] Rientra (come Ghjchi Ghjchi, Mminu Mminu, Mina Minetta e Velli Velli) nella categoria definita da Rohlfs ‘del raddoppiamento’.
[4] Riportati da Castiglione, Antroponomastica, cit.,  439 (che li desume da Rohlfs, che a sua volta citava dall’elenco fornitogli da mio padre).





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