RIPARO
PALEOLITICO DELLA ROCCA DI S. MARCO
Salvatore Ricciardi
Da lungo tempo era stato
raccolto nei pressi della “rocca di S.
Marco” del materiale che le competenti autorità riconobbero subito come
caratteristico del periodo PALEOLITICO
SUPERIORE.
Parecchio tempo si dovette
attendere finchè nella mattina del 28 giugno 1964 il Prof. Luigi Bernabò Brea – Soprintendente alle Antichità della
Sicilia Orientale di Siracusa – accompagnato dalla Signorina Cavalier,
direttrice del Museo Eoliano di Lipari, dal Sig. Sidoti, addetto all’antichità
di Tindari e guidato dal Sindaco di
Ucria Prof. Francesco Paolo Niosi e dal maresciallo nonché dall’Avv.
Giacomo Tripoli, proprietario del luogo, non si recarono presso il riparo
della rocca di S. Marco, al fine di effettuare un attento sopralluogo.
Dopo aver portato a termine un
breve scavo sulla stradella che partendo dalla S.S. 116 conduce alla rocca,
sono state trovate una cinquantine di schegge di SELCE e di QUARZITE.
Precedentemente altro materiale
analogo era stato raccolto dal Soprintendente Ramiro Fabiani.
Dall’esame del materiale
raccolto si è potuto stabilire con matematica certezza che la ROCCA DI S.MARCO
DURANTE IL PEIODO PALEOLITICO SUPERIORE FU FREQUENTATA DALL’UOMO, DOVE CREO’ U
NA FABBRICA DI SELCE.
Con ciò si venne a dimostrare
che in Sicilia – dopo quella grotta di S. Teodoro di Acquedolci – LA ROCCA DI
S. MARCO POTEVA CONSIDERARSI LA SECONDA STAZIONE PALEOLITA.
N. 16 pezzi dell’importante
materiale raccolto sono stati descritti e illustrati, assieme alla rocca
stessa. In un volumetto del Prof. Luigi
Bernabò Brea, il quale ha, fra l’altro, dichiarato che nessun scavo sistematico
è stato fatto sul posto per il rinvenimento di altro materiale.
N° 22 pezzi raccolti sono stati
trasferiti al Museo Eoliano di Lipari, dove si trovano chiusi in apposite casse
ancora in attesa di essere sistemati ed esposti al pubblico.
LEGGENDA DELLA ROCCA DI S. MARCO
Secondo mitologiche notizie, in
un tempo assai lontano, presso la Rocca di S: MARCO viveva “U zzu Dragu”, il
quale era un individuo di una mole immensa, ma buono.
Questo aveva rapporti
amichevoli con un’altra creatura gigantesca che viveva presso la rocca della
località “Grilla”, sita nella vallata di fronte a S. Marco. Essa era indicata
col nome di “Zza Draga”.
I due draghi – sebbene le due
rocche distino l’una dall’altra non meno di un paio di chilometri – allungando
le loro braccia, si dice, che si scambiassero tra loro il fuoco ed altri
oggetti.
Alcune gigantesche orme
scolpite sulla parte alta della Rocca di S. Marco, sono ritenute dal mito le
impronte dei piedi del drago.
Un profondo fosso scolpito
sulla medesima roccia è considerato dalla credenza popolare la caldaia usata
dal drago per gli usi domestici.
Nessun commento:
Posta un commento