giovedì 14 aprile 2016

NOTIZIE STORICHE SU UCRIA – POPOLAZIONE - NOBILI E PADRE BERNARDINO. DAL XV AL XVII SECOLO DAL DIZIONARIO TOPOGRAFICO DELLA SICILIA ANNO 1859 SI LEGGE: Ucria. Lat. Id.(V.D.) Paese. * Salvatore Ricciardi *

NOTIZIE STORICHE SU UCRIA – POPOLAZIONE - NOBILI E PADRE BERNARDINO.    DAL XV AL XVII SECOLO
DAL DIZIONARIO TOPOGRAFICO DELLA SICILIA ANNO 1859 SI LEGGE:
Ucria. Lat. Id.(V.D.) Paese.
* Salvatore Ricciardi *
            Insignito dell’onere di principato, a 3 miglia rimpetto a Raccuja, nel declivio di un colle verso oriente, la cui parrocchia è sacra a s. Pietro principe degli apostili, sotto la direzione di un arciprete, e con 10 chiese suffragate.
            L’ordine di s. Domenico vi riconosce la fondazione del secolo xv, ed ha un decente convento. I min. conventuali stabilitosi dal 1513 nella chiesa della compagnia dei Flagellati, in angusto sito però giusta di Cagliola.
            Elegante è il gineceo delle sacre vergini, sotto gl’istituti di s. Benedetto.
Sorge il castello nel sito più eccelso verso occidente,  ma oggi è abbandonato.


Castello ipotetico di Ucria



resti ancora esistenti del castello, visibili sul fabbricato ex Baratta Alessandro, lato via R.Baratta.




resti ancora esistenti del castello, visibili sul fabbricato ex Baratta Alessandro, lato via R.Baratta.


resti ancora esistenti del castello, visibili sul fabbricato ex Baratta Alessandro, lato via R.Baratta (particolare)

            E’ vario il numero delle case e degli abitatori, come ricavasi dai regii libri; poiché computaronsi nel tempo dell’imperatore Carlo V, 243 case, e nel 1595 con nessuna proporzione 1643: nel 1652 si ebbero 833 case, 3214 anime; e nel 1713 si contarono 414 fuochi, 980 abitatori, cresciuti ultimamente a 1897.
            La milizia urbana era sotto l’istruttore di Patti; ma si comprende il paese nella comarca di Tortorici.
            Dicesi aver posseduto Ucria sotto i Normanni Abbone Barresi, poi Federico Campisano, donde passò a Guglielmo Perollo.
            Nel censimento di Federico II si dice signore di Ucria Guglielmo dell’Isola milite.
L’ottenne con Sperlinga sotto Martino Giovanni Ventimiglia, il quale morendo, fu succeduto da Agata Peralta in compenso della dote consumata. Donò costei il paese nel 1434, con volere del re Alfonso, a Gabriele Abate. Per dote di N. Abate, figliuola di Gabriele Junior, trasmiselo ai suoi Pietro Marchetti dal 1595.
            Succedette a costoro nella metà dello scorso secolo XVII Francesco Pagano e Marchetti, il quale ne ottenne il titolo di principato nel 1672. Il figliuolo di lui Antonio Filiberto ebbe in moglie Laura Lombardo, e generò con essa la figliuola Flavia, che maritata a Vincenzo Digiovanni duca di Saponara, partorì Vittoria, moglie di Domenico Alliata principe di Villafranca. Vive Flavia principessa del S.R. Impero, matrona dell’insigne ordine della Croce (1). Il territorio di Ucria, copiosamente irrigato, reca gran vantaggio ai coloni coll’olio e colla seta; appresta abbondevolmente biade, ortaggi,frutti e pascoli. Sta il paese in 38° 35’ di long. E 38° 10’ di lat.
(1)             Ucria è un comune in provincia di Messina, da cui dista 66 miglia, distretto e diocesi di Patti, donde 16 miglia, circondario di Raccja,da cui dista 3 miglia, e 120 miglia da Palermo. Un monte agrario per frumento, costituito nel 1839, dipende dall’intendente ed è amministrato dal sindaco e da due deputati eletti biennalmente dal decurionato coll’approvazione dell’intendente; il capitale dello stabilimento, cioè l’intera quantità di derrate destinata al prestito, è di salme 263, valutate in denaro al prezzo corrente per ducato 1683,20. Nel 1798 contavansi nel paese 1800 abitatori, indi 2293 nel 1831, e 3011 nell’ultimo censimento nella fine del 1852. Il territorio è di salme 852,495, delle quali compartite per coltivazioni, 7,677 in giardini, 0,722 in canneti, 2,642 in gelseti, 5,713 in seminatorii irrigui, 220,393 in seminatorii semplici, 474,352 in pascoli, 1,215 in ficheti d’india, 42,548 in di alberi misti, 8,816 in castagneti, 70,261 in noccioleti, 18,028 in boscate, 0,128 in suoli di case campestri. Esporta principalmente olio e seta. L’aria vi è salubre.

  P. BERNARDINO DA UCRIA
Sorse da questo piccolo paese nel 1739 in rinomatissimo p. Bernardino di Ucria dei minori riformati, che appellavasi nel secolo Michelangelo Aureifici. La botanica acquistò da lui nella Sicilia un grande progresso, dallo stato in cui l’avevano introdotto il Boccone, il Cupani, ed il Bonanno. Promosso nel 1786 a pubblico dimostratore nella scuola di botanica di Palermo, vennegli in animo di descrivere le piante, di che sui era fornito il nostro orto dalla sua recente fondazione, e dare a conoscere sopra ogni altro con siffatta congiuntura quelle di Sicilia, sulle quali aveva applicato indefessamente i suoi studii. A tal uopo volle prima imprendere due viaggi all’Etna ed altrettanti alle Madonie, e percorse la Sicilia, viaggiando in varii luoghi, frugando con istancabile pazienza pei dirupi e per le vallee. Fatto tesoro di grandi osservazioni con somma esattezza raccolte, pubblicò in Palermo nel 1789 l’Hortus Regius Panormitanus, che ordinato secondo il sistema linneano, se non è quel lavoro che oggimai si vorrebbe dopo un gran progresso della scienza, eccitato da alacre studio di tutte quasi le nazioni, è sempre degno di una grande ammirazione, come insigne tentativo di un’opera novella. Raccolti universali applausi dai più grandi scienziati e tenuto frai primi botanici del suo tempo, stampò il P. Bernardino nel 1793 un supplemento di 32 piante alle già pubblicate da Linneo, con cui vie maggiormente suonò la sua fama per tutta Europa. Il famoso Willdenow in memoria del gran merito di lui diede ad un genere di piante il cognome di Ucriane dalla patria di quel valentuomo. Morì a Palermo di anni 57 nel 29 gennaro 1796, e la Sicilia restogli debitrice del progresso della botanica nel secolo XVIII, per sola opera di lui sviluppato.
Nel convento di s. Antonio di Padova dei minori riformati in Palermo si conserva una grande opera inedita del sommo botanico di Ucria, dettate in listino e tutta compita per pubblicarsi; tratta estesamente dei tre regni della natura, e mostra una portentosa erudizione sui prodotti naturali di ogni genere e specie, principalmente della Sicilia che non può acquistarsi, se non con profonda indagini e vastissimo intendimento. Questo preziosissimo manoscritto, che gittato alla rinfusa tra un caosse di carte inservibili nell’archivio del convento, era in preda della polvere e della tignuola, a tutti ben lungo tempo ignoto, venne scoperto or sono parecchi anni dal benemerito delle lettere e delle scienze p. Carlo da s. Biagio minore riformato, che prestantissimo nella sacra eloquenza per le precipue chiese della Sicilia, fu ben due volte ministro provinciale, definitore generale dell’intero ordine dei minori francescani per pontificio decreto, visitatore dei conventi della sua provincia, per lungo tempo consultore teologo della curia arcivescovile di Palermo, e della regia Monarchia ed apostolica Legazia in Sicilia; oggi vivente frai più illustri nelle chiesiastiche discipline.     











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