NOTIZIE
STORICHE SU UCRIA – POPOLAZIONE - NOBILI E PADRE BERNARDINO. DAL XV AL XVII SECOLO
DAL
DIZIONARIO TOPOGRAFICO DELLA SICILIA ANNO 1859 SI LEGGE:
Ucria.
Lat. Id.(V.D.) Paese.
*
Salvatore Ricciardi *
Insignito dell’onere di principato,
a 3 miglia rimpetto a Raccuja, nel declivio di un colle verso oriente, la cui
parrocchia è sacra a s. Pietro principe degli apostili, sotto la direzione di
un arciprete, e con 10 chiese suffragate.
L’ordine di s. Domenico vi riconosce
la fondazione del secolo xv, ed ha un decente convento. I min. conventuali stabilitosi
dal 1513 nella chiesa della compagnia dei Flagellati, in angusto sito però
giusta di Cagliola.
Elegante è il gineceo delle sacre
vergini, sotto gl’istituti di s. Benedetto.
Sorge il castello nel sito più
eccelso verso occidente, ma oggi è
abbandonato.
Castello ipotetico di Ucria
resti ancora esistenti del
castello, visibili sul fabbricato ex Baratta Alessandro, lato via R.Baratta.
resti ancora esistenti del
castello, visibili sul fabbricato ex Baratta Alessandro, lato via R.Baratta.
resti ancora esistenti del
castello, visibili sul fabbricato ex Baratta Alessandro, lato via R.Baratta
(particolare)
E’ vario il numero delle case e
degli abitatori, come ricavasi dai regii libri; poiché computaronsi nel tempo
dell’imperatore Carlo V, 243 case, e nel 1595 con nessuna proporzione 1643: nel
1652 si ebbero 833 case, 3214 anime; e nel 1713 si contarono 414 fuochi, 980
abitatori, cresciuti ultimamente a 1897.
La milizia urbana era sotto l’istruttore
di Patti; ma si comprende il paese nella comarca di Tortorici.
Dicesi aver posseduto Ucria sotto i
Normanni Abbone Barresi, poi Federico Campisano, donde passò a Guglielmo Perollo.
Nel censimento di Federico II si dice signore di Ucria Guglielmo dell’Isola milite.
L’ottenne
con Sperlinga sotto Martino Giovanni
Ventimiglia, il quale morendo, fu succeduto da Agata Peralta in compenso della dote consumata. Donò costei il
paese nel 1434, con volere del re Alfonso,
a Gabriele Abate. Per dote di N. Abate, figliuola di Gabriele Junior, trasmiselo ai suoi Pietro Marchetti dal 1595.
Succedette a costoro nella metà
dello scorso secolo XVII Francesco
Pagano e Marchetti, il quale ne ottenne il titolo di principato nel 1672.
Il figliuolo di lui Antonio Filiberto
ebbe in moglie Laura Lombardo, e
generò con essa la figliuola Flavia, che
maritata a Vincenzo Digiovanni duca di
Saponara, partorì Vittoria,
moglie di Domenico Alliata principe
di Villafranca. Vive Flavia principessa
del S.R. Impero, matrona dell’insigne ordine della Croce (1). Il territorio di
Ucria, copiosamente irrigato, reca gran vantaggio ai coloni coll’olio e colla
seta; appresta abbondevolmente biade, ortaggi,frutti e pascoli. Sta il paese in
38° 35’ di long. E 38° 10’ di lat.
(1)
Ucria è un comune in provincia di Messina, da
cui dista 66 miglia, distretto e diocesi di Patti, donde 16 miglia, circondario
di Raccja,da cui dista 3 miglia, e 120 miglia da Palermo. Un monte agrario per
frumento, costituito nel 1839, dipende dall’intendente ed è amministrato dal
sindaco e da due deputati eletti biennalmente dal decurionato coll’approvazione
dell’intendente; il capitale dello stabilimento, cioè l’intera quantità di
derrate destinata al prestito, è di salme 263, valutate in denaro al prezzo
corrente per ducato 1683,20. Nel 1798 contavansi nel paese 1800 abitatori, indi
2293 nel 1831, e 3011 nell’ultimo censimento nella fine del 1852. Il territorio
è di salme 852,495, delle quali compartite per coltivazioni, 7,677 in giardini,
0,722 in canneti, 2,642 in gelseti, 5,713 in seminatorii irrigui, 220,393 in
seminatorii semplici, 474,352 in pascoli, 1,215 in ficheti d’india, 42,548 in di
alberi misti, 8,816 in castagneti, 70,261 in noccioleti, 18,028 in boscate,
0,128 in suoli di case campestri. Esporta principalmente olio e seta. L’aria vi
è salubre.
P. BERNARDINO DA UCRIA
Sorse da questo piccolo paese nel 1739 in rinomatissimo p.
Bernardino di Ucria dei minori riformati, che appellavasi nel secolo
Michelangelo Aureifici. La botanica acquistò da lui nella Sicilia un grande
progresso, dallo stato in cui l’avevano introdotto il Boccone, il Cupani, ed il
Bonanno. Promosso nel 1786 a pubblico dimostratore nella scuola di botanica di
Palermo, vennegli in animo di descrivere le piante, di che sui era fornito il
nostro orto dalla sua recente fondazione, e dare a conoscere sopra ogni altro
con siffatta congiuntura quelle di Sicilia, sulle quali aveva applicato
indefessamente i suoi studii. A tal uopo volle prima imprendere due viaggi
all’Etna ed altrettanti alle Madonie, e percorse la Sicilia, viaggiando in
varii luoghi, frugando con istancabile pazienza pei dirupi e per le vallee.
Fatto tesoro di grandi osservazioni con somma esattezza raccolte, pubblicò in
Palermo nel 1789 l’Hortus Regius Panormitanus, che ordinato secondo il sistema
linneano, se non è quel lavoro che oggimai si vorrebbe dopo un gran progresso
della scienza, eccitato da alacre studio di tutte quasi le nazioni, è sempre
degno di una grande ammirazione, come insigne tentativo di un’opera novella.
Raccolti universali applausi dai più grandi scienziati e tenuto frai primi
botanici del suo tempo, stampò il P. Bernardino nel 1793 un supplemento di 32
piante alle già pubblicate da Linneo, con cui vie maggiormente suonò la sua
fama per tutta Europa. Il famoso Willdenow in memoria del gran merito di lui
diede ad un genere di piante il cognome di Ucriane dalla patria di quel
valentuomo. Morì a Palermo di anni 57 nel 29 gennaro 1796, e la Sicilia
restogli debitrice del progresso della botanica nel secolo XVIII, per sola
opera di lui sviluppato.
Nel convento di s. Antonio di Padova dei minori riformati in
Palermo si conserva una grande opera inedita del sommo botanico di Ucria,
dettate in listino e tutta compita per pubblicarsi; tratta estesamente dei tre
regni della natura, e mostra una portentosa erudizione sui prodotti naturali di
ogni genere e specie, principalmente della Sicilia che non può acquistarsi, se
non con profonda indagini e vastissimo intendimento. Questo preziosissimo
manoscritto, che gittato alla rinfusa tra un caosse di carte inservibili
nell’archivio del convento, era in preda della polvere e della tignuola, a
tutti ben lungo tempo ignoto, venne scoperto or sono parecchi anni dal
benemerito delle lettere e delle scienze p. Carlo da s. Biagio minore riformato,
che prestantissimo nella sacra eloquenza per le precipue chiese della Sicilia,
fu ben due volte ministro provinciale, definitore generale dell’intero ordine
dei minori francescani per pontificio decreto, visitatore dei conventi della
sua provincia, per lungo tempo consultore teologo della curia arcivescovile di
Palermo, e della regia Monarchia ed apostolica Legazia in Sicilia; oggi vivente
frai più illustri nelle chiesiastiche discipline.
Nessun commento:
Posta un commento