NEL PRIMO
CENTENARIO DELLA BANDIERA ITALIANA
Salvatore Ricciardi
TRASCRIZIONE DA UN GIORNALE DEL 1897
7 gennaio 1897
Reggio dell’Emilia, dove le intemperanze dei
partiti estremi non hanno saputo cancellare le tradizioni di fedeltà e di
generosità, ha molto opportunamente pensato di commemorare un fatto di massima
importanza nella storia del risorgimento nazionale; fatto del quale le spetta
il merito principale, non soltanto perché in Reggio sedeva l’assemblea dalla
quale fu decretato che fosse “universale”
la bandiera tricolore, la quale doveva diventare e divenne la bandiera
d’italiana; ma perché da Reggio partirono or è un secolo, quegli “esempi di Gloria e di Virtù” che i
popoli di Bologna, di Ferrara e di Modena, si proposero di emulare. La
rivoluzione pacifica avvenna in Reggio il 26 agosto 1796, la quale parve al
Monti
“La favilla…d’onde
primiero
Di
nostra libertà scorse il baleno
ed al Foscolo un “esempio magnanimo”con il quale i Reggiani scossero l’Italia
sonnacchiosa, fu realmente non una ribellione locale contro il duca di Modena,
ma contribuì sostanzialmente ed originariamente alla formazione del pensiero e
del sentimento nazionale italiano. I Reggiani, appena acquista la libertà,
mostrarono d’essere pronti a voler mantenere ad ogni costo l’indipendenza, e se
il fatto di Montechiarugolo – dove una piccola colonna austriaca tagliata fuori
da Mantova, fu dispersa da pochi granatieri francesi e da un drappello di
guardie nazionali di Reggio – non ebbe una grande importanza militare, ebbe in
quel tempo una grande importanza morale, ed al Bonaparte parve atto politico
l’esaltarlo e al magnificarlo, per riabituare gli Italiani a guardare in faccia
il nemico.
Un comitato costituitosi in Reggio, del quale è
presidente onorario il comm. Ulderico Levi ex deputato di Reggio e presidente
effettivo il cav. Filippo Ferrari, ha pubblicato fino dal 10 dello scorso
dicembre un manifesto nel quale si annunziano i festeggiamenti prestabiliti per
celebrare la ricorrenza centenaria della mozione approvata nel Congresso
Cispadano per la bandiera tricolore. Del comitato fanno parte, oltre ai
senatori Bonassi, Sormani-Moretti e Spalletti, e dei deputati Cottafani e
Guaderzi, anche il professore Naborre Campanini che ne fu l’anima, il prof.
Cav. Giuseppe Ferrari, il prof. Ugo Bassi autore di una pregiata storia di Reggio nell’Emilia alla fine del del secolo
XVIII , e molti altri chiari ed autorevoli cittadini reggiani; ed il loro
manifesto termina con questa parole:
“
Reggio meritò l’onore di essere
scelta
a sede del Congresso per gli
ardimenti
di pensiero e d’azione che,col
plauso
dei più illustri contemporanei,
le
valsero il nome di giusta, energica
e
generosa.
“Dopo
un secolo si mostrò non degenere
da
quelli “esempi di gloria e
di virtù” che i popoli di Ferrara,
di
Bologna e di Modena, salutando, si pro-
ponevavo
d’imitare. E dopo un secolo raccolga ogni ordine
di
cittadini, a qualunque classe , a qualunque partito appar-
tengano,
nella sollecitudine di festeggiare concordi l’avveni-
mento
insigne, che diede un simbolo alla libertà della patria
ed
un vessillo all’indipendenza ed all’unità d’Italia.
Il 6 del corrente gennaio si aprirà
l’esposizione dei ricordi Cispadani e delle memorie e documenti ricordi della
storia del nostro risorgimento in una sala del palazzo municipale. Figureranno
in questa esposizione, oltre il modello dell’aula dove sedette il Congresso
centumvirale, molte altre memorie di quel tempo, come coccarde,armi,oggetti
diversi, e la raccolta completa delle gride
comparse a Reggio dalla rivoluzione del 26 agosto 1796 alla fusione della
Cispadana nella Cisalpina.
Nelle prime ore del pomeriggio del 7, le
autorità, le rappresentanze della città Cispadane, le associazioni popolari
della città e provincia di Reggio converranno nel Politeama Ariosto per
ordinarsi in corteo e andare al palazzo municipale. Nell’atrio di quel palazzo
e precisamente nella parete a destra – in quella dirimpetto, a sinistra, è il
busto in marmo d’Enrico Cialdini fatto scolpire dai Reggiani nel 1862 – è stata
collocata una grande lapide marmorea fermata da quattro borchie di bronzo,
nella quale si legge la seguente iscrizione dettata dal prof. Naborre
Campanini:
Il
congresso Cispadano – della città di Bologna Fer-
rara
Modena e Reggio – adunata in questo palazzo –
il
giorno VII gennaio MDCCXCVII – ordinò – che fosse
universale
lo stendardo di tre colori – verde bianco e
rosso
– di qui la bandiera – tosto
augurata
dalla fede dei pensatori –
salutata
dalle speranze dei poeti – ba.
gnata
dal sangue – di martiri
e
di soldati eroi – indi dal popolo e dal
Re
concordi – decretata simbolo e ves-
sillo
della nazione – mosse piena di
fati
– alla gloria del Campidoglio –
dove
vindice del diritto italico – con-
sacra
– la libertà e l’unità della pa-
tria
- VII gennaio MDCCCXCVII.
In questa epigrafe è interpretato, con grande
squisitezza di frase e di concetto, il simbolo del tricolore. La
interpretazione del Campanini è da preferirsi a molte altre, compresa quella
norissima di Giobanni Berchet che scriveva:
il verde, la speme tant’anni pasciuta;
il rosso, la gioisa d’averla compita;
il bianco, la fede fraterna d’amor.
Ed è felicissima la
frase con la quale s’accenna alla concordia fra popolo e Re nel decretare
simbolo e vessillo della nazione la bandiera “bagnata
dal sangue di martiri e di soldati eroi…Ciò che il prof. Campanini ha
dovuto condensare nel conciso stile epigrafico dirà più ampiamente e da pari a
suo Giosuè Carducci , quando alle 2 pomeridiane sarà scoperta la lapide. Poi le
autorità e le rappresentanze visiteranno l’esposizione dei ricordi Cispadani,
ed assisteranno, nella sala che fu del Congresso, ad una lettura storica del
prof. Vittorio Fiorini su le origini e le vicende del tricolore italiano,
argomento studiato ed analizzato dal Fiorini stesso da qualche tempo ed in modo
tale che alcuno non può conoscerlo meglio. In questa occasione, a cura del
Fiorini e del prof. Casini, sarà pubblicato il primo volume di una raccolta di
“Documenti del Risorgimento italiano” che abbraccia precisamente il periodo
della Cispadana; ed il prof. Casini darà in luce, nella “Rivista storica del
Risorgimento” le notizie biografiche dei componenti il Congresso centumvirale
ch’egli ha potuto raccogliere insieme con i ritratti dei meno ignoti fra loro.
La festa commemorativa
di Reggio terminerà con un banchetto offerto agli ospiti dal Comitato e da
molti cittadini, con una serata di gala al teatro municipale ed un ricevimento
nelle sale della Società del Casinò. Chi conosce i Reggiani, anche soltanto di
fama, sa come e quanto la loro città meriti, oltre la reputazione di generosa e
fedele, anche quella di cortesissima, né può dubitare che tutto riescirà a
meraviglia. Ma la festa di Reggio nell’Emilia non può essere considerata festa
d’importanza puramente locale.
La ricorrenza centenaria della origine della
bandiera tricolore dovrebbe trovare eco in tutta l’Italia, poiché quella
bandiera, ora simbolo dell’alto ideale della patria, fu nel secolo incominciato
il 7 gennaio 1797 e che termina fra quattro giorni , il segnacolo in vessillo
di quanti dalle cime delle Alpi alle spiaggie meridionali della Sicilia
insorsero contro lo straniero, nel nome dell’ Italia, o si levarono contro le
male signorie, reclamando la indipendenza
e la libertà.
La storia del tricolore italiano, dal giorno nel quale fu decretato dal
Congresso Cispadano, riassume la portentosa storia di una serie infinita di
sagrifizi e di eroismi: la bandiera, che i Reggio fu dichiarata “UNIVERSALE” per le quattro
repubblichette della federazione Cispadana, ispirò più tardi una fede veramente
universale in tutta Italia, e come ogni fede ebbe anch’essa il suo infinito
martirologio, prima che Carlo Alberto l’11 aprile 1848, dal quartier generale
di Volta Mantovana la proclamasse bandiera nazionale italiana.
Da quel giorno molte altre migliaia di martiri e
di soldati caddero per quella bandiera, fin quando essa non sventolò sul
Campidoglio dove la spingevano i fati e il diritto d’Italia. Le ossa di quanti
per i simbolici tre colori lasciarono la vita nell’esilio o sui patiboli, nelle
carceri e sui campi di battaglia, esulteranno il 7 di gennaio, quando si
festeggerà in Reggio il primo centenario della bandiera italiana; ma i loro
spiriti, nei quali non può essere venuta meno l’antica fede resteranno
meravigliati se vedranno passare quel giorno fra la indifferenza delle nuove
generazioni italiani.
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