martedì 15 marzo 2016

ANGOLO DEI MESTIERI PERDUTI “U CARVUNARU” (Produzione del carbone) * Salvatore Ricciardi *


ANGOLO DEI MESTIERI PERDUTI
“U CARVUNARU”
(Produzione del carbone)
* Salvatore Ricciardi *

            Anche questo mestiere “ad Ucria” si è perso, eppure in tanti ricordiamo i nomi di quelle persone che fino a pochi anni addietro svolgevano questo mestiere, uno, il più recente, è stato “Nino Puntillo” (Salleo Puntillo Antonino), l’ultimo Carvunaru esistente a Ucria che produceva il carbone, ricordiamo anche: Orifici Sebastiano, Murabito Salvatore, Murabito Tindaro, Tripoli Vincenzo, Lembo Vincenzo, Cuttone Sebastiano ecc. Le notizie riportate nella presente, in parte mi sono state date da Salvatore Ponzo anche lui spesso faceva il carbone ma solamente a scopo personale.
            Un mestiere che potevano e sapevano svolgere in pochi, frutto di consolidata esperienza, spesso tramandato da generazioni in generazioni.
            La maggior parte di noi ricordiamo con un po’ di nostalgia, prima dell’avvento delle stufe a gas o elettriche, quando da bambini, nelle giornate fredde ci scaldavamo seduti intorno ad un braciere ricolmo di carbone, che serviva anche per la cottura dei pasti quotidiani.
            In tanti però non sanno quanta preparazione e fatica bisognava affrontare per trasformare la legna in carbone.
            La spiegazione che segue, vuole essere per tutti quelli che come me, ricordano ancora l’uso del carbone, e ai giovani d’oggi, far sapere, come i nostri antenati con grandi sacrifici, svolgevano questo mestiere che ha contribuito anche alla sopravvivenza di tanti nuclei familiari.
            Tutte le foto qui riportate, mi sono state donate da “Nino Puntillo” e documentano le fasi di realizzazione del “carbone di legna”.
            Si cominciava con la raccolta della legna, che impegnava più persone, spesso l’intero nucleo familiare, quella più adatta era legna di rugulu-quercia che ad Ucria c’era e c’è in abbondanza, ma veniva anche utilizzata legna di ulivo, castagno e nocciolo.
            Si raccoglieva legna per circa 5.000/10.000 Kg, che trasformata in carbone se ne ricavavano circa 1.000/2.000 Kg. e la produzione veniva fatta più volte durante l’anno. Il carbone prodotto, serviva in parte a chi lo produceva e parte veniva venduto.
            Pensando a quando ancora non esistevano ne le cucine a gas, ne impianti di riscaldamento, quanto carbone era prodotto per soddisfare il bisogno dell’intera collettività Ucriese.
            In tanti usavano anche la brace come ricordo anch’io, ma certamente non aveva la stessa dura del carbone.
FASI DI ESECUZIONE
            Dopo aver realizzato uno spiazzo necessario per accatastare tutta la legna raccolta, u carvunaro procedeva con l’aiuto di altre persone a collocare in modo sistematico e razionale tutta la legna raccolta, (vedi la foto n° 1-2-3-4-5-6-7-8)








Foto (1) - La legna raccolta era disposta a cerchio. Nella foto (Nino Puntillo Salleo, moglie e figlio)

Foto (2) -  U Carvunaru iniziava con la disposizione centrale della legna. Nella foto (Nino Puntillo Salleo)

Foto (3) – si continuava, disponendo la legna più grossa al centro e quella più piccola lateralmente a forma di cono rovescio.

Foto (4) - completamento della sistemazione di tutta la legna


Foto (5) – copertura della legna con un primo strato di erba verde e un secondo strato di terra vegetale

Foto (6) – come foto 5

Foto (7) – fine della copertura della legna con erba verde e terra vegetale

Foto (8) - ultima fase, dal foro posto in alto fuoriusciva fumo misto a vapore a conferma che all’interno la legna cuoceva.
                                   (un vulcano in miniatura)

            Si cominciava con la posizione di tre pezzi di legno abbastanza grossi (vedi foto n° 2) messi verticalmente in modo da formare tre triangoli, e uno di questi triangoli serviva   anche a far passare della brace accesa che serviva per accendere la legna.
            All’interno non si creava una vera fiamma ma bensì un vapore ad alta temperatura che favoriva la cottura della legna.
            La cottura della legna, durava per circa 10 giorni, ed ogni giorno era necessaria la presenza di una persona soprattutto nelle giornate di vento, vento che entrando dai fori posti in basso (vedi foto n°8) avrebbe alimentato il fuoco e far bruciare l’intera legna e ridurla in cenere, per questo bisognava chiudere i detti fori per riaprirli quando il vento cessava.
            Inoltre bisognava quotidianamente controllare la consistenza della terra che copriva la legna, perché man mano che la legna cuoceva, si riduceva di volume e quindi provocava dei vuoti che bisognava compattare, per evitare che all’interno si provocasse un crollo, compromettendo l’intero processo di cottura.
             A fine cottura, dal foro posto in alto, si metteva dell’acqua per spegnere l’intero processo e dopo qualche giorno veniva rimossa sia la terra sia l’erba che ricopriva la legna diventata oramai carbone. E chiaro che nella presente descrizione mancano alcune fasi di lavorazioni. La presente vuole essere un sunto dell’intero processo di trasformazione della legna in carbone.

                                   Ucria, lì 07.03.2016

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