NOTERELLE UCRIESI 4
Seconde
divagazioni onomastiche: cognomi e soprannomi.
* Nino Pinzone ‘Palagunia’ *
Parlando del
contenuto della noterella del mese scorso dedicata ad una particolare categoria
di soprannomi, quella derivante dai nomi propri di persona, un mio lettore mi ha
chiesto scherzando se non temessi di urtare la suscettibilità di qualche Ucriese,
osando riportare per iscritto la ‘nciuria
della sua famiglia. A dire il vero non mi sono affatto posto il problema, da un
lato perché fido molto nell’intelligenza, nel buon senso e nella propensione
all’autoironia dei miei compaesani,
soprattutto quelli delle nuove generazioni; dall’altro, perché
l’intento, nel riportare i soprannomi, come ho fatto e continuerò a fare, è
soltanto di carattere conoscitivo, neutro,
asettico e pertanto non censurabile, come quello, ad es., di uno
studioso di anatomia che nelle sue lezioni non si pone minimamente il problema
di chiamare col loro nome alcune parti del corpo umano, cosa da cui lo stesso
si guarderebbe bene dal fare con qualsiasi interlocutore nella vita quotidiana.
D’altro canto le ‘nciurie che vado
riferendo, come si può facilmente notare, non sono veramente tali: nella loro stragrande
maggioranza, cioè, non hanno e non hanno
mai avuto alcuna volontà offensiva nei confronti delle persone cui venivano
attribuite, ingiuriosa come potrebbe far pensare l’etimologia della parola.
Servivano solo ad individuare più facilmente una famiglia all’interno della
comunità paesana o un individuo tra quanti portavano lo stesso cognome, specie
quando questo rientrava fra i quattro o cinque più diffusi nel paese. Non è un
caso che l’alternativa, con terminologia più corretta, quando un siciliano vuol
conoscere il soprannome di un individuo, è quella di chiedere non come è ‘nciuriatu’, ma come è ‘ntisu, come cioè è meglio conosciuto. Della
sincerità delle mie intenzioni fa poi fede il fatto che non ho esitato ad
aggiungere il soprannome della mia
famiglia al mio nome e cognome nel firmare le noterelle pubblicate su “La cruna
dell’ago”. Mio fratello Luigi poi si firma su Facebook col soprannome e non col
cognome, come invece fanno tutti.
Fatta questa,
probabilmente inutile, premessa, continuiamo a parlare di soprannomi ucriesi.
Si è detto che molti derivano da semplici nomi propri in genere inusuali per il
contesto umano di appartenenza, e se ne è riportato un numero cospicuo. Ai
soprannomi elencati se ne possono
assimilare altri, anche se non sono derivati da veri e propri nomi di persona,
ed esattamente Pilatu, Cireneu e Tataranchiu.
I primi due,
come tutti sanno, corrispondono ai nomi del governatore romano che giudicò Gesù,
lavandosene le mani, e al poveretto, di origine cirenaica (donde la
denominazione), costretto ad aiutare il condannato, ormai sfinito, a portare la
Croce nel tragitto verso il Golgota.
Non esiterei
un attimo a collegare i due soprannomi a qualche rappresentazione sacra, ad una
messa in scena della via Crucis nella
quale i due avrebbero impersonato rispettivamente i due personaggi.
Evidentemente anche ad Ucria - paese nel quale il rito della crocifissione di
Gesù è particolarmente sentito, come prova da solo il fatto che il patrono è
proprio il Cristo della pietà - si sono svolte rappresentazioni della via Crucis in grande stile. Gli Ucriesi
del resto hanno sempre amato recitare. Di tanto in tanto c’è sempre stata, a
quel che mi ricordo, qualche iniziativa di mettere in scena, sia pur a livello
puramente dilettantesco, commedie, farse o drammi. Il vecchio teatrino della
canonica ne è buon testimone. Ne sono testimoni le piazze e le vie del paese
nei giorni del Carnevale. Così è stato anche in un passato un po’ più lontano,
a giudicare almeno dall’articolo pubblicato negli anni trenta dell’Ottocento da
Gaetano Algeri Fogliani (gloria cittadina, a cui ha dedicato un articolo mio
fratello in un numero precedente di questo giornalino) e intitolato “Il teatro
popolare ad Ucria”. Con mio grande rincrescimento, nonostante i miei sforzi non
sono riuscito a rintracciare tale articolo, che sarebbe molto interessante
leggere per conoscere maggiori particolari su questo interessante aspetto della
vita dei nostri antenati. Un dato è però certo, quello del loro interesse per
le rappresentazioni. Non si trattava naturalmente di teatro di grande livello,
ma verosimilmente di teatro popolare, un genere molto diffuso nella Sicilia dei
tempi andati. Proprio questo ci fornisce forse lo spunto per individuare l’origine
del terzo dei soprannomi prima indicati. (Pasquino) Tataranchiu era infatti il
nome di un notissimo personaggio del teatro popolare siciliano, come Peppe
Nappa, la maschera più famosa, Nofriu, Virticchiu, e non è difficile ipotizzare
che qualcuno che ne recitò la parte in una rappresentazione teatrale se lo sia
visto appiccicare addosso come soprannome. Un fenomeno ancora vivo: analogamente,
fatte le dovute proporzioni e differenze, nomi come Stanlio e Ollio, Charlot, il
tenente Sheridan, Montalbano, Tatarella hanno sostituito e sostituiranno quasi
meccanicamente nella mente e sulle labbra degli spettatori quelli degli attori
che li hanno interpretati. Non si può naturalmente escludere che, sentito il
nome di Tataranchiu assistendo ad una recita, qualche buontempone in vena di
scherzi lo abbia appiccicato al malcapitato nostro vecchio compaesano
indipendentemente da sue eventuali performance
recitative[1].
Diverse altre
‘nciurie diffuse ad Ucria sono invece ascrivibili ad
un’altra categoria, quella dei cognomi, non sono altro, cioè, che cognomi volgarizzati
o in qualche caso leggermente storpiati e usati come soprannomi. Caratteristici
in tale ultimo caso i suffissi con cui si trasformavano alcuni cognomi per
renderli declinabili al femminile e al plurale, e cioè - inu, -ina, -ini (come nel caso di Casiddotini,
Curdarotini, Dragotini, Ferrina, Fiolinu, Garvagnotini, Martiddotini,
Pagghiazzini, Pagghiazzotini,
Virgunotini), oppure -otu, -ota, -oti (come per Casiddoti, Curdaroti, Dragoti,
Garvagnoti, Martiddoti, Pagghiazzotini, Virgunotini). In alcuni casi sono
addirittura presenti entrambi i suffissi. Nel suo La Sicilia nei secoli (tr. it. Palermo 1984, p. 35 s.), il grande
storico del siciliano Gerhard Rohlfs faceva notare come anche il primo tipo di
suffisso sia, come il secondo, di origine greca e sia generalmente diffuso nel
triangolo nord-occidentale della Sicilia e nella Calabria meridionale con la
funzione di creare il plurale o il femminile di nomi propri e di cognomi. Tra
gli esempi addotti dal Rohlfs ne compare uno ucriese, esattamente quello di
Ferrina/Ferrini, desunto con certezza dalle notizie fornitegli da mio padre,
uno dei tanti informatori del grande studioso berlinese sparsi per la Sicilia[2].
Tra i soprannomi derivanti da cognomi
c’è anche quello della famiglia del mio nonno materno, Luigi Murabito
‘Fruntinu’, sarto e figlio di sarto, emigrato negli Stati Uniti, (a Waltham Mass, alla periferia di Boston,
sede di una numerosa comunità di compaesani), rientrato per partecipare alla Grande
guerra, riemigrato e morto in America, dove è sepolto. La foto che allego lo
ritrae con una tromba in mano. Come tanti altri suoi coetanei, suonava infatti
nella banda di Ucria. Ripartendo per l’America, nel 1948, lasciò la cornetta
alla Associazione Combattenti e Reduci, ed erano proprio gli squilli di
quest’ultima che nei giorni delle usuali
rievocazioni del 4 novembre si sentivano provenire dalla terrazza dell’Associazione,
come ricorderanno quelli che hanno una certa età[3].
Tornando al
tema della nostra noterella, è doveroso dire che molti non sono veri e propri
soprannomi, ma semplicemente adattamenti dialettali del cognome che si
sostituiscono ad esso nell’uso quotidiano, non lo accompagnano come fanno
generalmente i cognomi trasformatisi in
‘nciurie. Quest’ultima
tipologia pone il problema di capire il perché della loro trasformazione, cosa
che è possibile fare in varie maniere. In un primo momento avevo ipotizzato
situazioni derivanti da unioni non legalizzate, col risultato che i figli prendevano
il cognome della madre, ma per la gente erano individuati col cognome del padre,
che pian piano, a partire dalla generazione successiva, si trasformava in
soprannome. Lo stesso dicasi per certi casi di adozione, quando i figli
prendevano il nuovo cognome associandolo a quello originario. Ma si trattava
comunque di situazioni sporadiche, che mal si rapportano al numero piuttosto
consistente di cognomi/soprannomi. Più convincente ritengo oggi la soluzione
suggeritami da mio fratello Luigi, che lega l’origine di questa particolare
categoria di soprannomi all’uso del doppio cognome, quello paterno e quello
materno, parecchio diffuso nella Sicilia borbonica. Tra gli esempi possibili
quello del nostro Gaetano Algeri che si firmava appunto col doppio cognome,
Algeri Fogliani. Altri casi quello dei Gullotti
Morici, dei Gullotti Paterniti, dei Gullotti Cordaro, dei Baratta Scaduto... Con
le novità apportate al diritto di famiglia dalla nuova Italia, dopo l’Unità, il
secondo cognome è pian piano caduto in disuso, trasformandosi spesso in
soprannome. Si sarebbe verificato un caso inverso rispetto a quello dell’antica
Roma, dove il cognomen (il terzo dei tria nomina che caratterizzarono
l’onomastica romana) altro non era che la consolidazione giuridica di un precedente
soprannome: nomi tanto noti come Cicerone, Catone, Scipione, Varrone, Marcello,
Cesare e tanti altri, tali erano in origine. Caso inverso più recente, e a
tutti noto, è quello di Tortorici, dove i soprannomi sono diventati in molti casi secondo
cognome.
Ma ecco, per
finire, l’elenco, da me ricavato spulciando
velocemente nel lavoro di Ciccino Pinzone, citato nella precedente noterella.
Ribadisco, come il mese scorso, che esso non ha pretese di esaustività e invito
i lettori a darmi suggerimenti e consigli, e a proporre le aggiunte che
ritenessero opportune.
-
Argiri,
-
Barbadoru, Bellisanti, Bivacqua, Bonannu, Bonsignuri, Boscia, Burreddu,
-
Casedda /Casiddoti/ Casiddotini, Ciprianu, Coppolinu,
Curdaru/Curdarotini/Curdaroti,
-
Dovicu, Dragoti/Dragotini,
-
Ferrina (Ferro), Fiolinu/a, Fragali, Fruntinu, Fugghianu,
-
Garvagnoti / Garvagnotini, Genuvisi,
-
Lupica,
-
Maniaci, Marteddu, Martiddoti/-ini, Miluni, Miniu (?), Mirinninu,
-
Orifici,
-
Pagghiazzu, Pagghiazzini/Pagghiazzoti/Pagghiazzotini, Palagunia
(?),
-
Papotta, Pidalina, Purtali, Reali, Ricciardu,
-
Sardini, Scardinu, Sciarriuni, Scimuni, Spatula, Stancampianu,
-
Trischitta,
-
Vespucci, Virguni /Virgunoti/Virgunotini (da Gurgone!).
[1] Il significato dellla parola tataranchiu riportato dall’Etimologycum
siculum di Giuseppe Vinci, 1758-1759 (hominem
inertem et desidem) deriva con ogni probabilità proprio dal carattere della
maschera teatrale.
[2] Mio padre aveva fornito a Rohlfs l’elenco
dattiloscritto dei soprannomi ucriesi e questi correttamente lo citò in
qualcuna delle sue pubblicazioni.
[3]
Qualche anno fa, trovandomi ad Ucria, la curiosità mi ha spinto a chiedere
notizie della tromba, ma sembra scomparsa e nessuno ha saputo dirmi niente in
proposito.
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