* Enzo Allia *
Qualche giorno fa, accompagnato, da
mio cugino Enzo, figlio degli zii che mi accingo a ricordare, sono andato a
visitarli a Paternò, dove riposano.
Una miriade di
emozioni e pensieri
si è subito affacciata nel cuore e nella mente: mi sono rivisto
ad Ucria, nella mia casa, bambino felice, amorosamente accudito, oltre che dai
miei genitori, anche dalla zia Grazia, sorella di mio padre, che ogni giorno
restava in mia compagnia, mentre mia madre svolgeva a scuola la sua missione di
educatrice.
Posso ben dire che i miei primissimi
anni li ho passati fra le braccia della zia. Spesso lei, anche da molto
anziana, mi ricordava quei giorno e tutti i patemi d'animo procuratole, specie
quando, tenendomi in braccio, abbiamo rischiato di ruzzolarci dalle scale. E, sorridendo,
mi diceva: "Chi avrebbe poi sentito tuo papà se ti fossi fatto male”!
Mi ricordava anche
i suoi timori per qualche mio
piccolo malanno, comune nei bimbi in tenera età. Si compiaceva inoltre e con
orgoglio mi raccontava quando Padre Dinardo, venuto per la benedizione della
casa, avendomi visto nella culla, che ancora esiste nella casa di Ucria, ebbe
ad esclamare: "Quanto è bello questo bimbo, sembra un angioletto!"
Poi le vicende
della vita ci hanno
per tanti anni un po' allontanati: io a Messina per
i miei studi, lei a Paternò dove si era trasferita col marito: lo zio Vincenzo.
Giunto
poi io a Catania per impegni di lavoro, i rapporti affettivi mai cessati, si
sono subito riallacciati ed ho avuto modo di apprezzare il grande affetto che
lo zio Vincenzo mi ha subito dimostrato.
Posso
ben affermare che, malgrado fosse uno zio acquisito, aveva nei miei
confronti un'attenzione, una delicatezza, una generosità che ad oltre
trent'anni dalla sua scomparsa, lasciano in me sempre vivo il suo ricordo. E mi
sembra ancora di sentire la sua vo e quando mi vedeva arrivare a casa sua.
Chiamava subito la zia: Grazia, c'è tuo nipote Enzo, preparagli qualcosa di
buono". Poi, rivolto a me: "Ma niputeddu, incomincia ad assaggiare
qualche cosina" e giù a mettermi davanti tanto ben di Dio che al solo
pensarci, a distanza di così tanto tempo, mi viene l'acquolina in bocca.
Ricordo anche il
piacere che lo zio provava quando mi presentava ai suoi amici e
l'orgoglio nel dire: È dottore e direttore dell'Enel di Catania, esagerava: ero
il capo ufficio!
Un'ultima
cosa desidero ricordare: fin quando è vissuto lo zio Vincenzo non ho mai
comprato arance e sicuramente i più buoni tarocchi di Paternò, li ho mangiati
io e tutt'ora quando compro le arance, il mio pensiero va a lui.
Dopo la prematura
scomparsa dello zio,
la zia Grazia, sempre mite, ha continuato a vivere nella sua casa di Paternò,
una vita di lavoro, di amore per i figli e i tanti nipoti, sostenuta da una
fede semplice e fiduciosa.
Negli ultimi anni
andavo di tanto in tanto
a trovarla nella casa di riposo" dove si era trasferita, amorevolmente
assistita dalle suore Orsoline.
E non potrò certo
mai dimenticare la
gioia da lei provata, quando andai a trovarla prima del Natale
2015 e l'espressione con la quale mi accolse. Congedò le persone che con lei
s'intrattenevano dicendo: Ora, facitimi salutari a me' niputi Enzu ".
È
stata l'ultima volta che l'ho vista!
Circa
un mese dopo si è addormentata nel Signore.
Ricordandola
mi risuona ancora nelle orecchie: " Facitimi salutari a me' niputi
Enzu."
All'arrivo in
chiesa per l'ultimo
saluto non ci ha accolti un mesto rintocco di campane, ma un
festoso e gioioso scampanio: un angelo, avanti negli anni, saliva al Cielo.
Nessun commento:
Posta un commento