martedì 15 marzo 2016

IL PAESE CON LE GOBBE * AldoBrando *


IL PAESE CON LE GOBBE
* AldoBrando *
         Noi che siamo di Ucria nell’animo e la sentiamo nostra, si fa per dire, da Caffuti a Vaddi, dovremmo tenere sul comodino un libro scritto da Angela Niosi che ha per titolo un romanzo nel romanzo: Il Paese con le Gobbe.
            Quando sarete stanchi sfogliatelo e troverete delle fotografie in bianco e nero che vi ricorderanno indirettamente i vostri cari, risentirete l’odore delle nostre vannedde e godrete l’armonia di quell’agglomerato urbano nato spontaneamente e quasi auto costruito con le braccia e i sudori di chi ha innata o con altre attività proprie si guadagnava da vivere. Si vidunu e si sentunu i braceri e i scaldini e l’odore del sugo di castrato, cunsatu cu l’astrattu e i patati.
            Poi l’ambulanti, u ‘mbriacu, u scarparu, u barberi, Natale, i Festi i Pasqua, i giochi, i liti, la raccolta delle nocciole e l’immancabile filosofale: bivi cca ti passa.
            E poi la nostra delizia dolciaria, un peccato di gola che andava oltre il quotidiano: i cosi duci.
            Ma che c’è di più dolce che ricordare queste delizie e anche gli attrezzi e i recipienti per lavorare e per conservare tutte cose semplici, come semplice e buona era la vita a quel tempo dove il cosiddetto rispetto regnava.
            Era quel rispetto probabilmente il collante sociale e anche il limite che non si poteva superare per non essere un indegno.
            Sono queste attenzionarsi di sentimenti e situazioni che ti faranno sorridere o piangere, non importa, l’importante è vivere nel ricordo di un Paese delle gobbe e mai le gobbe le toccavano e la tocchiamo per scaramanzia a spese di quei gobbi a cui si aggiungeva anche l’obbligo/dovere di varsi toccare la gobba senza comparire tutto viene naturalmente offerto come una guantiera di cosi duci nel libro non avrete il fastidio di guardare il prezzo perché non c’è.
Solo il desiderio del dare che si trasforma nell’oblio e nel piacere incommensurabilmente del donare.

            E loro i nostri concittadini donavano, davano quotidianamente con umiltà se stessi con amore, dandoti quell’affetto di fraterna amicizia che non si può comprare, ma che devi onorare ogni giorno anche con un sorriso.

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