*Enzo
Allia *
"Caru Enzu, i rocchi i Casteddu
chiamanu sempri" mi disse tempo fa il maestro Filippo Marzullo ed è proprio vero!
Io abito a
Catania da oltre 50 anni e, pur apprezzando
la città in cui risiedo, sono e resto orgogliosamente <criotu>, perché
in Ucria ho le radici ed è sempre vivo in me il richiamo del paese natio, dove
ritorno sempre volentieri.
I ricordi e gli
affetti legati alla mia infanzia mi scaldano il cuore e i colori, gli odori, i
sapori e il cielo stellato che vi ritrovo, lo rallegrano.
Numerose sono
le occasioni che mi sollecitano a tornare:
la Novena di Natale, riportata al mattino presto come quando ero bambino e
mia mamma mi svegliava al passaggio dello zampognaro. Grazie a Padre Carmelo, oggi la Novena si è ancor più colorata di
fraternità. Finita la Messa si è tutti invitati ad entrare in
sacrestia per sorbire un buon caffè caldo, da lui preparato con fatica e con
amore e nello scambio di saluti e parole, cresce l'amicizia.
Le feste del Signore della Pietà: del 3 maggio
e del 14 settembre sono momenti di fede a me molto cari, che mi piace
vivere insieme al miei compaesani.
Anche il mese
d'agosto è un tempo in cui non riesco a preferire nessun altro posto al paese
dove sono nato: il caldo non toglie il
respiro e si dorme meravigliosamente di notte.
C'è poi la festa della Madonna del Rosario,
a cui mio padre era particolarmente legato e che considerava la festa più bella
e più ricca. Molto probabilmente perché erano già state vendute le nocciole,
che per tante famiglie costituivano, forse, l'unica fonte di reddito.
Per i bambini, <a fera> era più "sostanziosa": genitori, nonni, zii,
riuscivano ad essere generosi e in tanti ci avvicinavamo alle bancarelle per
avere finalmente il giocattolo desiderato!
A novembre, poi,
è facile incontrare parenti e amici che come me vivono lontano da Ucria, perché
l'affetto e il ricordo dei nostri cari
ci riporta a visitarli.
Da quando è
arrivato il metano, vera benedizione del cielo, trascorro ad Ucria, non solo le vacanze di Natale, ma anche quelle di Pasqua.
E uno degli
appuntamenti che mi sta particolarmente a cuore, è la partecipazione alla
processione della "Domenica delle
palme".
Ancora mi
risuona nel cuore e nella mente l'invocazione, che ha sapore di preghiera,
tramandataci dai nostri antenati, che dal cuore sale verso il cielo mentre
si attraversa il paese: “Ramu d'alivi,
scocca di ciuri, ccumpagnamu lu nostru Signuri".
Grande è stata
l'emozione quando l'ho risentita dopo tanti anni!
Per noi
bambini, a quei tempi, era proprio una grande festa l'andare in processione con
in mano un rametto di alloro o di ulivo, infiocchettato e adornato con arance, mandarini,
limoni e qualche fiore. Le palme erano rarissime ed io allora ho desiderato
tanto averne una, ma era privilegio di un mio compagno di scuola che aveva gli
zii a Sinagra. C'era, però, in tutti tanta allegria e tanta fede!
Anche
quest'anno sono tornato ad Ucria per la
processione della Domenica delle palme ed ho provato grande gioia
perché c'era tanta gente che vi partecipava e numerosi erano i bambini.
Il vedere poi "Santo" che portava
un enorme ramo di alloro, mi ha fatto rivivere il tempo della mia infanzia, in
cui gli uomini si caricavano sulle spalle, frondosi rami o fra le braccia,
grossi fasci di rosmarino, avvolti nello scialle che, per molti, d'inverno era
il loro cappotto.
Mi auguro che le belle e sane tradizioni,
che riescono ancora a parlare al cuore, siano custodite e consegnate alle nuove
generazioni, come prezioso scrigno di un passato che si apre al futuro!
Foto di Peppino Lembo
Foto di Peppino Lembo
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