Curiosità
dei Nebrodi
Sebastiano
Plutino
I Monti Nebrodi comprendono circa 70 km di catena montuosa e insieme con i Peloritani e
le Madonie formano l’ideale continuazione degli Appennini, il sistema
montuoso lungo circa 1.300 km che attraversa tutta la penisola italiana da nord
fino alla Calabria.
Quello
dei Nebrodi è un territorio che si estende per circa 100.000 ettari
nel quale padrona assoluta è la Natura e dove, dal 1993, è stato
istituito il Parco Regionale dei Nebrodi che regala ai visitatori un viaggio naturalistico unico e
irripetibile. In questa zona, la più umida di Sicilia, sono presenti centinaia di specie animali e vegetali con
numerosi laghi e boschi di grande pregio che, rappresentando circa il 50% dei
boschi della regione siciliana, ha valso ai Nebrodi la definizione di polmone
verde della Sicilia e nel contempo rappresentano la parte della regione con la
più ricca fauna.
Il territorio, che
insieme ad una fitta vegetazione d'alto fusto ingloba pascoli montani, cime
solitarie e spazi incontaminati di macchia mediterranea, ha un andamento caratterizzato dalla dolcezza dei rilievi, con
fianchi arrotondati, come nel caso della vetta più alta dei Nebrodi, il
Monte Soro di 1847 m, pur non mancandone altri con forme aspre e profili
irregolari come nel caso delle Rocche del Crasto (1315 m) e Monte S. Fratello
(716 m). Non meno affascinanti, poi, la Serra del Re (1754 m) verso Bronte,
Pizzo Fau (1686 m) tra Capizzi e Caronia e Serra Pignataro (1661 m) tra
Tortorici e Longi. Su queste alture sorgono 59 comuni, quasi tutti
arroccati, che a notte, come scrive Elio Vittorini, più che di presepi sembrano
l’immagine di grappoli d’uva maturi.
Gli inverni lunghi
e rigidi e la stagione estiva mite e non afosa caratterizzano il clima, mentre
la piovosità tra i 500 e i 1400 mm, la neve e la nebbia frequenti, creano il
giusto grado di umidità per il bosco. Entrando nel mondo dei Nebrodi ci
s’immerge in una dimensione particolare, un’atmosfera fatata. Scenari che
inaspettatamente si aprono dinanzi al visitatore animati da montagne e fiumare,
da laghi e prati, da distese boschive e orizzonti sconfinati che appaiono come
sospesi tra cielo e mare, sui quali vigila possente, l’Etna.
I Nebrodi,
definiti “Terra di cerbiatti” dai greci e succes-sivamente “vallis nemorum”
(terra di boschi) nel medioevo, offrono la possibilità di ammirare flora e
fauna ricchissime e diversificate. Una numerosa quantità di specie animali e
vegetali, ognuna con un proprio temperamento, proprie necessità, alleanze con
altri esseri viventi, che rendono ogni ambiente densamente popolato. Le forme
di vegetazione presenti sui Nebrodi possono essere suddivise in tre distinte
fasce altitudinali, dette anche “orizzonti vegetali”. Dal livello del mare fino
ai 600-800 metri, si riscontra la presenza frequente di querce sempreverdi
(leccio e sughera), nocciolo, pero selvatico, associati alle specie tipiche
della macchia mediterranea, anch’esse in gran parte sempreverdi. Sulla sabbia e
la ghiaia vegetano lussureggianti il tamarice, l’oleandro, l’elicriso, che in
primavera-estate, col loro rigoglìo, conferiscono alle fiumare un’allegra nota
di colore.
A salire e fino ai
1200 metri, troviamo le querce decidue (piante a riposo invernale) tipizzate
dalla roverella, dall’acero, dal frassino e dal cerro, mentre in alto, fino
alle quote estreme, dominano il faggio, le querce caducifoglie, i pini, il
castagno. Molto diffusa una vegetazione rupestre che ha sempre suscitato
l’interesse dei botanici. Nel sottobosco dominano l'agrifoglio, il biancospino
e il pungitopo. Importante ricordare il Tasso (Taxus baccata), una
conifera sempreverde molto rara che rappresenta un resto dell’antica flora
terziaria, dall’aspetto arboreo o cespuglioso, che può vivere fino a duemila
anni ed in Sicilia è presente solo sui Nebrodi. Con foglie e forma simile ad un
abete, diviene inconfondibile per le bacche rosse, i suoi frutti; viene detto
anche albero della morte perché è tossico in ogni sua parte, soprattutto
nelle foglie.
Tra i fiori più
belli si trovano la genista aristata, endemica dei Nebrodi, l’euforbia e
l’astragalo, il mirto e la rosa canina dai fiori bianco rosati che insieme col
biancospino, il pero selvatico e l’anemone creano con i loro colori un
acquerello che solo la natura incontaminata è capace di realiz-zare.
Un’altra opera
d’arte è quella degli ampi tappeti erbosi che dalla tarda primavera fino ai
primi rigori autunno-invernali passano dal verde intenso al giallo-oro. Su di
essi pascolano i popolosi armenti sparsi di bovini, pecore e cavalli dai
caratteristici mantelli dai colori più svariati offrendo spettacoli idilliaci
che rappresentano una delle note dominanti dei Monti Nebrodi, conferendo una
suggestiva bellezza di tipo alpino.
La vegetazione
igrofila presente sulle rive dei corsi d’acqua e dei laghi, composta principalmente
da pioppi, ontani neri, salici, tifa, iperico, canna di palude, elicriso,
tamerice e la posizione di alta quota li rendono, nell’insieme, stazioni di
passo di uccelli migratori.
Le sugherete dei
Nebrodi, infine, hanno grande importanza come “documento storico” essendo uno
dei pochi esempi di vegetazione boschiva che scende fino al mare rimasta in
Sicilia.
Non meno incantevole è lo spettacolo offerto dai
corsi e dalle raccolte d’acqua. La cascata del Catafulco, 668 m s.l.m. (Galati
Mamertino), in prossimità di un dislivello di 30 m lungo il corso del torrente
S. Basilio, che alla fine della caduta si raccoglie nella Marmitta dei Giganti,
una cavità rocciosa naturale ai piedi del salto. Il lago Biviere (Cesarò, a
1278 m s.l.m.), ampio 18 ha, immerso in una folta faggeta, viene considerato la
zona umida d’alta quota di maggiore valore naturalistico della Sicilia e
presenta una peculiarità: in estate le sue acque si colorano di rosso per la
fioritura di un’alga, l’Euglena sanguinea, che protegge dall’intensa luce
solare il suo DNA tramite la produzione di un pigmento rosso, l’astaxantina.
Infine, alle pendici del Monte Soro è presente il lago Maulazzo di 5 ettari,
circondato dalla faggeta di Sollazzo Verde, sebbene di origine artificiale,
riveste notevole importanza sia naturalistica che paesaggistica.
Un tempo i Nebrodi
erano il regno di orsi, daini, caprioli, lupi e cerbiatti. Ciò nondimeno oggi i
suoi boschi sono ricchi di varietà faunistiche: istrici, volpi, conigli, lepri,
donnole, ghiri, martore, topi domestici e di campagna il quercino, il
moscardino, l’avicola terrestre mentre, con un po’ di fortuna, ci si può
imbattere in qualche esemplare di gatto selvatico, unico felino selvatico in
Italia, animale in via di estinzione. Il daino, come pure il capriolo, sta per
essere reintrodotto grazie all’opera sinergica con enti privati.
Non meno ricca è
la fauna avicola con oltre 150 specie tra le quali il corvo imperiale dalla
livrea nera, il merlo, il germano reale, il colombaccio e la coturnice. Molti
migratori svernano presso i laghi. Sullo Spartà spesso si ammirano aironi
cinerini e falchi di palude, mentre per quanto riguarda i rapaci non si può non
ricordare, oltre che l'aquila reale, la poiana, il falco, il nibbio, i gheppi,
i barbagianni, le civette e gli assioli. E ancora si possono osservare il
martin pescatore, l’upupa, le folaghe, il merlo acquaiolo, i beccaccini, le
folaghe, i pettirossi, le ballerine e tante specie rare quali il Codibugnolo (Aegithalos
caudatus) di Sicilia, passeriforme dalla lunghissima coda graduata, la
Cincia bigia (Parus palustris), forse esclusiva dei Nebrodi.
Fra i rettili sono
presenti la vipera, la biscia dal collare, il biacco, il colubro liscio, la
lucertola campestre, la lucertola siciliana, il ramarro, i gechi. Presenti
anche due specie di tartarughe: quella d'acqua, nei laghetti e negli stagni, e
la testuggine comune con abitudini terricole presente nelle zone erbose
fresche.
Nei Nebrodi si
trova anche il suino, allevato con prodotti genuini quali ghiande, crusca e
fave, con le cui carni pregiate si confezionano salumi casalinghi come quelli
di Sant'Angelo di Brolo molto
apprezzati in tutto il mondo per la particolare bontà e il maiale nero
dei Nebrodi che viene fatto svernare tra i boschi con poco foraggio, libero di
cibarsi delle abbondanti ghiande.
Particolarmente interessante è il cavallo Sanfratellano, discendente
secondo alcuni dall’antico cavallo sicano, per molti principale mezzo di
locomozione sino a qualche decen-nio addietro.
I Nebrodi insieme
al Parco Regionale son la prova “vivente” della grandezza della Natura. Le
sensazioni che quest’ambiente e i suoi abitanti donano a chi li visita non
devono essere un’eccezione, bensì il naturale risultato dell’agire di chi, in
qualsiasi angolo del nostro pianeta, anche con piccoli gesti e azioni
quotidiane vuol proteggere ciò che ancora non è stato distrutto impegnandosi,
per quanto possibile, alla reintegrazione di quanto non definitivamente perduto
ed essere, così, degni di definirsi uomini.
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