UNA FOTO SBIADITA TRA
LE MANI
Una storia di affetto fraterno e sentimenti!
Francesca Murabito
Giorni fa,
mentre guardavo alcune foto di mia nonna Ciccia, mi sono venuti in mente alcuni
suoi racconti. Sfogliando l’album della
nonna, mi sono soffermata su una foto nella quale la nonna è ritratta
insieme ai suoi genitori e alcuni dei suoi fratelli e sorelle (foto sotto).
Mia nonna
“Ciccia”, al secolo Francesca Murabito (poi moglie di nonno Rosario Gurgone,
detto “u zu Rusario u picuraru strazzacappotto”, uomo di grande intelligenza e
generosità), era una donna buona, mite e
dalla profonda umiltà (sono certa che molti di voi la ricorderanno!).
Nella
foto è quella in piedi al centro; alla sua destra e sinistra i suoi genitori: Carmelo Murabito e Antonina Nici.
Seduti in prima fila i tre fratelli: Genoveffa,
Domenica e Filippo (negli anni successivi la famiglia di nonna si completò
con la nascita di Filippo e Salvatore).
Tra i ricordi affiorati tenendo tra le mani questa foto, voglio condividerne
con voi uno in particolare.
Si tratta
della storia del fratellino piccolino (il primo bimbo a sinistra), Filippo. Una
storia a tratti triste ma anche piena di sentimenti, affetto e generosità.
Nonna ce la raccontava sempre!
Filippo, fratello
acquisito, era nato a fine ottocento da una coppia di giovani fidanzati.
Il
giovane padre, spinto dalle difficoltà e dalla giovane età, decise di partire
per l’America, lasciando madre e figlio.
Di fronte
alla triste storia, i genitori di nonna Ciccia, mossi a compassione, decisero
di aiutare il bimbo e ne chiesero, ottenendolo, l’affidamento.
Accadde
così che il bambino entrò a far parte della famiglia di nonna e crebbe avvolto
dal calore di una famiglia umile e serena.
Tutto
andò tranquillamente, fino a quando Filippo
ebbe 8 anni.
A quel
tempo, inaspettatamente, il padre biologico del bambino decise di far ritorno dagli Stati Uniti. Ritrovata l’antica
fidanzata, decise di sposarla e di riprendere con sé il figlio lasciato dopo la
nascita ed affidato alla famiglia della nonna.
Un vero fulmine a ciel sereno. La quiete e la felicità di una
semplice famiglia di quei tempi venne pertanto funestata da questo improvviso
evento: Filippo avrebbe dovuto fare ritorno con i genitori naturali.
Quando
nonna Ciccia ci raccontava di Filippo, le si velavano sempre gli occhi di
lacrime e di un profondo senso di tristezza.
La Nonna,
infatti, raccontava sempre del dolore e
del dispiacere provato dai fratelli e soprattutto dai genitori adottivi
all’accaduto.
Dolore
reso ancora più profondo dalla volontà di Filippo che, accolto e cresciuto
nella famiglia della nonna, soffriva all’idea di doversene allontanare. Ma la
legge è legge e non sempre i sentimenti riescono a comprenderlo. Insomma, alla
fine, dopo tanto dolore e sofferenza, Filippo dovette tornare dai genitori
naturali, abbandonando il calore e l’affetto della famiglia adottiva.
Ma
la storia non finisce qui.
Filippo
conosceva a menadito la strada “di casa”, avendo memorizzato la strada che lo
separava dalla famiglia adottiva.
Così
accadeva continuamente che scappasse per andare a trovare la sorella Ciccia e
gli altri fratelli e per poter rivivere i momenti di affetto familiare con cui
era cresciuto.
Finché,
un giorno, i genitori di Filippo decisi a lasciare Ucria, abbandonarono definitivamente l’Italia per trasferirsi in America,
portando con sé il ritrovato figlio.
Ma anche
dall’altra parte del mondo, Filippo non ha mai dimenticato gli affetti e la
famiglia che lo ha accolto dopo la nascita e così non fece mai mancare di fare
avere sue notizie alla sorella Ciccia, con la quale scambiò sempre lettere cariche di affetto e sentimenti.
Ecco…ho
voluto condividere con voi questo ricordo perché, pur trattandosi di una storia
semplice, è una storia carica di profondi e veri sentimenti che mi ha fatto
pensare, sin da piccola, che l’amore per il fratello vince sempre su tutto!
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